Giornaliste nel calcio, Sodano: “In alcune tv è uno schifo, no alla donna oggetto”
Mar 08, 2019 - Salvatore Russo
Il calcio non è uno sport per signorine. La paternità del detto fu attribuita nel 1909 a Guido Ara, calciatore e poi allenatore della Pro Vercelli. E in queste settimane dove la frase di Collovati ha destato scalpore e il caso Wanda Nara riempie ancora pagine di giornali, la frase ripetuta ancora oggi come un disco rotto sembra certificare quanto il mondo del calcio sia ancora ritenuto regno del solo sesso maschile. E se prima della Grande Guerra poteva apparire quasi normale, nel XXI secolo le difficoltà delle donne ad esprimere professionalità e competenze ancora esistono. E fa riflettere.
Fa specie in particolar modo come le donne giornaliste spesso e volentieri vengano limitate al marginale ruolo di valletta, sedute su di uno sgabello a leggere qualche messaggio, a sorridere e soprattutto a raccogliere i consensi del sesso opposto quando la telecamera indugia maliziosamente sulle scollature vertiginosi e le gambe scoperte.
Nelle tv napoletane ogni settimana si alternano giornaliste, showgirl, ex indossatrici, ad affiancare il collega uomo, svilendo il concetto della donna nel mondo del calcio. L’attenzione di alcune di queste trasmissioni ci consente, però, di non generalizzare tale situazione ma certamente di poterne evidenziare ancora la sua insopportabile presenza.
“Le donne non ne capiscono niente. Te le devo scrivere io le domande? Perché ne sai qualcosa di calcio? Stai zitta, parli quando dico io“, sono solo alcune delle frasi sessiste rivolte alla giornalista Sonia Sodano che ogni giovedì conduce su JulieTv il noto programma “Donne nel pallone“.
«Sono andata via da alcune trasmissioni per questo motivo. Donne nel pallone è nata con lo scopo di combattere il sessismo. Non potevo sopportare l’idea che alcuni hanno della donna incapace di parlare di calcio. Non mi sono trovata bene in quel contesto. Ora con la mia trasmissione ho la possibilità insieme alle mie ospiti di esprimere professionalità e competenze, di parlare del mio lavoro».
Una scelta in controtendenza rispetto a quello che generalmente capita di vedere zippando con il telecomando. Presentarsi scosciate e con una scollatura pronunciata sembra un obbligo e se è vero che l’abito non fa il monaco, per alcuni “uomini” ciò ne determina la loro impreparazione: «Ognuno può fare quel che vuole. Se sei intelligente esce fuori. Esistono donne che avallano la tesi della donna oggetto, ma in alcuni casi sono inconsapevoli, in altri invece ci vedono la possibilità di apparire e ben venga. La donna deve essere soggetto e non oggetto e se non ti piace, ti ribelli. Mi posso vestire come mi pare, ma se non mi fai parlare, sono mercanzia. A quel punto non ci entro. Poi se se competente e metti una scollatura pronunciata va bene. Non ci vedo niente di male. Non credo al connubio mezza nuda uguale oca. Però in alcune tv è uno schifo. Succede che ci mettono il conduttore famoso e la signorina vicino».
Nonostante le palesi difficoltà nel rendersi credibili agli occhi di una società maschilista, molte giovani donne sognano di diventare delle famose giornaliste sportive: «Le donne devono coalizzarsi, a volte c’è una guerra che porta alla vittoria dei maschilisti. E chi sogna, dico di crederci e portare avanti i propri progetti. Studiare, non fare il galoppino di nessuno. Alle donne non viene perdonato nulla. Per noi è un continuo esame da superare. Bisogna crederci tantissimo».
Ancora tanti ne sono gli esami da superare per il sesso femminile. Ma può con tenacia e intelligenza operare quella rivoluzione culturale di cui il mondo del calcio, ma in generale la nostra società ne ha un disperato bisogno.