Taranto piange l’ennesima piccola vittima di un tumore. L’ultima bambina volata in cielo, in ordine di tempo, è la piccola Marzia Rebuzzi, affetta da un tumore al cervello. Era ricoverata da tempo all’ospedale pediatrico “Bambin Gesù” di Roma per cercare di lottare la terribile malattia, ma purtroppo non ce l’ha fatta.
Marzia era la nipote di Aurelio Rebuzzi, uno dei fondatori del’associazione che si batte contro l’inquinamento a Taranto e papà di Alessandro, il ragazzino di 16 anni morto il 2 settembre 2012 a causa di una fibrosi cistica.
L’associazione”Genitori Tarantini Ets” ha annunciato il triste e straziante epilogo attraverso un lungo e straziante, ma anche duro nei toni nei confronti dei governanti, post su Facebook che recita così:
“È volata in cielo un’altra bimba tarantina, aveva cinque anni!!! Oggi la città dovrebbe essere coperta da un velo nero, non quello dei fumi che ci stanno ammazzando, un velo nero per un lutto inaccettabile. Un velo, nero come l’anima colpevole di chi aveva il potere di fermare questa mattanza e non l’ha fatto. Quelli dei decreti, quelli del ‘delitto perfetto’ che hanno continuato a perpetuare sulla nostra comunità, tutti quelli che non conoscono la vergogna. Non riuscirete a guardare negli occhi i vostri figli!”
Il post si conclude con il messaggio di cordoglio per la famiglia della piccola e sfortunata bimba: “Scusate i toni, ma questa notizia ci ha sconvolto… ad Aurelio d Loredana, come al papà e alla mamma di questo nuovo angelo, le nostre sentire condoglianze”.
L’associazione, che da anni si batte contro l’inquinamento atmosferico, ricorda molto spesso i bambini che sono scomparsi nel corso di questi anni. Proprio lo scorso 5 febbraio ha provato a far sentire la propria voce, con una fiaccolata in memoria di questi bambini. Il nome è significativo “La fiaccolata per i nostri angeli”, è stata molto sentita e partecipata da tutta la popolazione tarantina.
A Taranto il problema dell’inquinamento assume contorni sempre più allarmanti. La popolazione e le associazioni puntano il dito contro l’Ilva che, secondo un’inchiesta iniziata oltre trent’anni fa, avrebbe avuto una fortissima incidenza con le persone che si sono ammalate di tumore nel corso degli anni.
In circa 13 anni, da quando è stata istituita una commissione di esperti dal Tribunale per stabilire una connessione tra le morti, l’aumento delle malattie e le emissioni dell’acciaieria, sono morte a Taranto 386 persone. Tutte – sembra – per colpa delle emissioni industriali. Negli ultimi sette anni, 174 soltanto per colpa del Pm 10. I bambini si sono ammalati più di quanto avrebbero dovuto e sono morti.
La situazione è talmente grave che, lo scorso gennaio, la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha accolto i ricorsi presentati nel 2013 e 2015 da 180 cittadini che vivono o hanno vissuto nei pressi dello stabilimento siderurgico di Taranto e ha condannato l’Italia per non aver tutelato il diritto alla salute dei cittadini.