Il 30 marzo 2019 sarà una delle ultime volte in cui dovremo portare avanti di un’ora le lancette dei nostri orologi. Il Parlamento Europeo ha, infatti, votato a favore dell’abolizione dell’ora legale e il provvedimento sarà attuabile dal 2021 e non dal 2019 come si era inizialmente pensato.
Con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astenuti, è possibile riassumere in pochi punti le novità e i rischi di questo cambiamento per chi viaggia e per l’economia:
Ogni paese conserverà il diritto di scegliere il proprio fuso orario: chi sceglierà di mantenere l’ora legale, regolerà per l’ultima volta il proprio orologio nel marzo 2021, mentre chi sceglierà di mantenere l’ora solare, nell’ottobre 2021. Tali decisioni dovranno comunque essere coordinate con la Commissione Europea per non creare problemi all’economia interna dell’Unione.
Se la Commissione Europea giudicherà pericolosa per l’economia di mercato dell’Unione la decisione del Parlamento, la normativa potrà subire una proroga di massimo 12 mesi.
Il rischio per chi viaggia e per i commerci sono legati allo spostamento di lancette tra un confine e l’altro in base alla tipologia di ora scelta e la combinazione con i vari fusi orari; saranno maggiori anche i costi per gli scambi transfrontalieri, gli inconvenienti nei trasporti, nella comunicazione e nei viaggi, oltre a un abbassamento della produttività nel mercato interno per beni e servizi.
Dormire un’ora in più senza svegliarsi quando è ancora buio è sempre stato il vantaggio del passaggio all’ora legale nel periodo estivo che si traduce in risparmio energetico; questo teorema di Franklin, però, oramai non convince più ed è dichiarato obsoleto da vari studi americani ed europei.