Dopo pochi giorni dalla rottura di un doloroso silenzio, torna a parlare la giovane vittima dello stupro nella stazione della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. La ragazza, ai microfoni de “La Repubblica”, ha raccontato la drammatica vicenda, alla luce della scarcerazione di due dei suoi tre aguzzini. Ecco i passaggi più rilevanti dell’intervista a cura di Dario Del Porto:
Sulla scarcerazione di due degli aggressori: “Temo che possano vendicarsi, non si aspettavano che li avrei denunciati. Non abitiamo distanti, potrei facilmente incrociarli di nuovo. Quel giorno sono caduta in una trappola. Più ancora della violenza che ho subito, mi ha fatto male quello che è successo dopo. Quando ti accorgi che non c’è giustizia, che non hai tutela, allora il dolore diventa insopportabile. Credo che i magistrati siano stati ingannati dal mio atteggiamento iniziale di benevolenza verso quei ragazzi. Si vede dai filmati, ma io non l’ho mai nascosto. Si sono avvicinati chiedendomi scusa per avermi seguita fino a casa giorni prima e io gli ho creduto”.
Sul suo futuro e sulla possibilità di andare via: “Ho il desiderio di fare qualcosa per le persone in difficoltà. Questo è il pensiero che ricorre con maggiore forza da quando è successo tutto. Aiutare donne, bambine, ragazze. Nella mia mente si sta facendo strada l’idea di costituire un’associazione per tutti i soggetti a rischio, in particolar modo per le donne. Andare via? Adesso non ci penso più. Spesso dal male si può ricavare il bene, me lo hanno insegnato i miei avvocati. Credo che, per poter promuovere un cambiamento radicale, sia preferibile lavorare su questo territorio, dove più di una volta sono rimasta vittima di violenze sessuali”.
Poi un pensiero finale: “A chi ha fede, ricorderei che siamo stati generati per essere fratelli ed essere trattati alla pari. Agli uomini che, invece, non credono in Dio, direi di non far valere i propri istinti, né la coercizione fisica e mentale, ma la forza della parola e quella della ragione”.