Video. Ragazza stuprata: “Mentre lo faceva era arrabbiato contro il mio corpo”

Intervista a Quarta Repubblica


“Si aprono le porte dell’ascensore, mi spinge. Lui mi gira, mi slaccia i pantaloni me li abbassa e..non riesco a urlare, sono come paralizzata” così comincia il racconto della ragazza di 24 anni stuprata nell’ascensore della stazione di San Giorgio a Cremano ai microfoni della trasmissione Quarta Repubblica.

La ragazza ha la voce tremante. E’ ancora sotto shock e spesso il suo racconto si interrompe dalle lacrime. Un abuso, una violenza fisica che questa povera ragazza non dimenticherà mai più. Un atto tanto spregevole quanto inumano: “Lui mentre lo faceva non mi diceva niente– continua- sembrava solo arrabbiato contro il mio corpo”.

Una violenza di gruppo, perpetrata da 3 ragazzi che hanno abusato della 24 enne a turno: “L’ascensore si ferma, lui si alza i pantaloni e si aprono le porte dell’ascensore. Lui esce e ci sono già gli altri pronti”. L’unica cosa che la ragazza è riuscita a dire per esternare il suo dolore è stata questa frase: “O mio Dio, basta”.

Alla fine di questo incubo, uno dei tre le ha alzato i pantaloni dopo averla pulita con dei fazzoletti, un atteggiamento che la ragazza ha giustificato dicendo: “Forse l’ha fatto per sentirsi meno sporco lui”. E prima di andare via li ha salutati e l’ha fatto: “Solo perchè avevo paura che mi picchiassero. Essendo stata già vittima di tentate violenze sessuali ed essendo spaventata ho fatto quello che era il loro volere perchè ero spaventata”.

Oltre la violenza fisica, il suo terrore non finisce qui. Perchè i ragazzi sono stati scarcerati, in attesa del processo: “Così vivo costantemente nella paura. In questo modo neanche le altre donne vittime di violenza troveranno pace se non sarà fatta giustizia. Ma bisogna trovare sempre la forza di denunciare”.

Conclude dicendo: “Non voglio andare via da qui. Perchè voglio vivere il mio riscatto. Continuare a dire che si tratta di rapporti consenzienti non è vero. Forse non sono riuscita a capire la gravità della cosa. Ma mi hanno fatto del male, mi hanno ferita nel profondo”.

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