Roma – In queste ore i carabinieri stanno perquisendo le abitazioni personali e gli uffici, nella sede di Roma, di un dirigente e due funzionari della RFI, Rete Ferroviaria Italiana. Secondo le indagini condotte e coordinate dai pubblici ministeri napoletani, Antonello Ardituro e Graziella Arlomede, nelle ultime gare d’appalto dell’azienda sarebbe subentrato lo zampino della camorra.
Infatti, si sarebbe aggiudicato gli importanti appalti un gruppo imprenditoriale ritenuto vicino al clan dei Casalesi. Tali imprenditori, legati in qualche misura alla famiglia Schiavone, avrebbero vinto le gare con azioni illecite e corruzione. Questo emerge dall’accusa dei due pm, tesi che ha bisogno ancora di prove certe per essere convalidata.
Per questo motivo si cerca in uffici e residenze degli impiegati della RFI che avrebbero avuto rapporti col gruppo imprenditoriale. Per loro pendono le accuse di corruzione, turbativa d’asta aggravata d’attività mafiose ed associazione camorristica. Se tali accuse si trasformassero in realtà e prove, sarebbe un vero e proprio ciclone sull’azienda e sulle gare d’appalto fin’ora aggiudicate.