Si è fregato con le proprie mani, anzi con la propria gola, M.P., che dopo un mese di latitanza finisce in carcere, perché ritenuto affiliato al clan Licciardi di Secondigliano e imputato in un processo per stalking ai danni della sua compagna.
La Polizia di Stato è riuscita a rintracciarlo e successivamente ad arrestarlo, grazie ad una telefonata fatta dall’uomo a un fruttivendolo, per ordinare due chili di cipolle per poter cucinare la pasta alla genovese.
L’uomo aveva trovato ospitalità presso un amico, già denunciato per favoreggiamento personale, dopo che era riuscito ad evitare l’arresto disposto dai giudici il 27 febbraio, durante il processo in corso a Napoli per maltrattamenti, ingiurie, minacce e percosse ai danni della sua compagna, che l’aveva denunciato.
Dopo una serie di indagini delicate e complesse, ed estese, come riportato da Il Mattino, ad una cerchia di 400 persone tra familiari e amici, oltre a pedinamenti e intercettazioni non andate a buon fine, ciò che ha tradito il latitante, è stata una telefonata fatta ad un negozio di ortofrutta e rintracciata dalla polizia.
Dopo aver ordinato due chili di cipolle bianche per cucinare la pasta alla genovese, l’uomo ha riferito il suo indirizzo per farsele consegnare.
Questo ha fatto in modo che i poliziotti potessero seguire il garzone fino all’abitazione dell’uomo così da poterlo arrestare.