“Con profonda tristezza annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente con la sua famiglia accanto lunedì”, così in una nota la famiglia ha annunciato la morte del pilota austriaco Niki Lauda. Il pluricampione di F1 era ricoverato in una clinica privata in Svizzera, per problemi ai reni, dopo che otto mesi prima era stato sottoposto anche ad un trapianto di polmoni.
La sua è stata una carriera fulgida e in ascesa. Un predestinato che già da giovanissivo aveva scelto la “monoposto” come unico sogno e unico obiettivo della sua vita. E la sua dedizione e passione lo hanno portato a conquistare tre titoli mondiali come pilota di F1 nel 1975, nel 1977 e nel 1984 con McLaren e Ferrari. Lauda è considerato uno dei migliori piloti di Formula 1, non solo per la sua bravura in pista ma anche per la sua unica metodicità nel sentire e nel capire la propria vettura. Infatti era soprannominato “Il computer” per la sua incredibile capacità di individuare, al pari di un elaboratore, tutti i difetti, anche i più piccoli, della vettura che guidava.
A renderlo ancora più leggendario e immortale è stato il terribile incidente nel 1976 durante il Gran Premio di Germania, sulla pista di Nuerburgring. Lauda perse il controllo della propria vettura, colpì una roccia a lato del circuito e terminò la sua corsa in mezzo alla pista privo del casco scalzatosi nell’urto e avvolto dalle fiamme. Ci vollero ben 55 secondi per estrarlo dall’auto. Le sue condizioni erano disperate, tanto che un prete in ospedale gli diede l’estrema unzione. Ma dopo soli 42 giorni il campione tornò in pista e si aggiudicò il quarto posto nel Gran Premio d’Italia a Monza, chiudendo la stagione come secondo classificato dopo il rivale britannico James Hunt. Dopo quell’incidente in cui rimase gravemente ustionato al volto e alla testa, Lauda ha sempre indossato il suo immancabile cappellino rosso, di modo che le persone lo guardassero negli occhi o no si soffermassero sulle parti del suo volto perennemente sfregiate.
A rendere ancora più entusiasmanti gli anni della carriera di Niki Lauda è stata la perenne rivalità in pista con James Hunt. Una rivalità sana, pulita contenuta sulla pista e mai portata al di fuori, dato che all’esterno dei circuiti sono sempre rimasti dei buoni amici. Un esempio di sportività che venne portata anche al cinema nel 2013 con il film “Rush”, in cui vengono raccontati tutti i fatti salienti della loro carriera sportiva.
Anche quando l’età non gli ha più permesso di continuare a correre, non ha mai abbandonato il mondo della Formula 1, lavorando come consulente della Ferrari e della scuderia Marcedes. Infatti fu proprio lui a a contattare nel 1995 l’allora manager di Schumi per portare il tedesco alla Rossa. Nel suo palmares, l’austriaco vanta 171 gare di Formula 1 a cui ha partecipato, di cui ne vinse 25 e salendo sul podio 54 volte.