Università: in Italia 17 studenti su 100 si immatricolano dopo i 30 anni ma…
Mag 30, 2014 - Daria Finizio
Università. Dal rapporto di Almalaurea, il consorzio di 65 università, nel 2013 12 laureati su 100 si sono immatricolati con 2-10 anni di ritardo mentre 5 su 100 addirittura con oltre 10 anni di ritardo. Secondo questi dati quindi i neo universitari “adulti” sono passati dall’11% al 17% dal 2001 ad oggi, in particolare nelle professioni sanitarie.
Secondo i dati gli studenti “adulti” risultano più bravi dei ragazzi, nonostante spesso lavorano riescono ad avere carriere universitarie più regolari.
Un’altro dato emerso è che 3 su 4 laureati sono i primi a portare un titolo di studio così elevato in famiglia, riuscendo a far compiere un balzo culturale alle famiglie d’origine. Questo accade al 74% dei laureati di primo livello, al 69% dei laureati magistrali e al 54% dei laureati a ciclo unico.
Per quanto riguarda il quadro delle immatricolazioni i dati sono molto sconfortanti, soprattutto se li confrontiamo con quelli europei. Dopo l’aumento delle immatricolazioni avvenuto dal 2000 al 2003 (+19%), dal 2003 al 2012 c’è stato un crollo costante. In Italia oggi solo 3 diciannovenni su 10 si iscrivono all’università e 16 su 100 abbandonano dopo il primo anno di studi. Quindi il numero dei laureati italiani è il 21% rispetto al 39% del mondo industrializzato rappresentato dai paesi dell‘OCSE, mettendo quindi il nostro paese i fondo alla classifica, ai livelli della Repubblica Ceca e della Turchia. Di questo passo non riusciremo a raggiungere il traguardo prefissato dalla Commissione Ue, cioè avere il 40% di laureati nella popolazione che va dai 30 ai 34 anni entro il 2020.
L’unico dato confortante che riguarda il nostro paese è quello dell’età media dei laureati. Infatti se nel 2004 si sfioravano il 28 anni, oggi l’età media dei laureati italiani è 25,5 anni per i laureati di primo livello, 26,8 anni per i laureati magistrali a ciclo unico e 27,8 anni per quelli magistrali biennali.
Sempre secondo i dati di “Almalaurea”, i laureati di primo livello che concludono il percorso universitario nei tre anni previsti sono quelli che scelgono gli studi sanitari, 67 laureati su 100; mentre per quelli che scelgono il percorso giuridico sono 24 su 100 a concludere gli studi negli anni previsti e 31 su 100 laureati invece quelli che scelgono gli studi geo-biologici. Tutto questo è merito dei “tirocini formativi” che negli studi sanitari vengono svolti nell’86% dei corsi, mentre per gli studi giuridici e ingegneristici solo il 41%. Per questo motivo psicologi, geologi, biologi e ingegneri tendono a rimandare l’ingresso nel mondo del lavoro.
Per quanto riguarda le “performance”, il voto medio dei laureati italiani è 102,4 su 110 nel 2013. Le donne restano più brillanti rispetto agli uomini, si laureano in corso il 45% delle donne contro il 40% degli uomini con voto medio più alto ossia 103,3 per le donne e 101 per gli uomini, anche se poi nel mondo del lavoro le donne trovano sempre più difficoltà nel sistemarsi. Comunque tutti sono disposti a trasferirsi per acquisire professionalità e trovare un lavoro stabile, non solo da sud a nord ma anche all’estero. I dati infatti riportano che il 60% dei laureati in materie linguistiche e il 51% di ingeneri e architetti sono disposti a lavorare fuori dal loro paese.