La mamma di Jolanda: “Le dava pizzichi sulle guance e la sollevava. Io non protestavo”
Giu 25, 2019 - Sonia Zeno
Ulteriori aggiornamenti sul raccapricciante caso dell’omicidio di Jolanda, la piccola di 8 mesi strangolata dal padre che non sopportava più i suoi pianti.
A parlare adesso è Immacolata Monti, madre della bambina e moglie del trentasettenne Gennaro Passariello. Anche la donna è stata coinvolta nelle indagini, coordinate dalla Procura di Nocera con a capo Antonio Centore, nel tentativo di comprendere il ruolo che ha avuto nella vicenda. La piccola Jolanda, secondo quanto emerso, sarebbe morta tra le quattro mura della sua casa di Sant’Egidio del Monte Albino, a causa dei continui maltrattamenti inferti dal padre tossicodipendente. L’inizio delle violenze sarebbe stato determinato dal fatto che l’uomo non voleva una figlia femmina.
La madre, come riporta Repubblica, ha dichiarato: “Mio marito prendeva mia figlia dalle guance, con una sorta di pizzicotto e, stringendola, la sollevava in alto. Mia figlia cominciava a piangere. Io non protestavo perché altrimenti mi avrebbe picchiata. Inoltre, l’afferrava alla gola e al mento” – “Avrebbe voluto un altro maschio. E ha cominciato, quando aveva quattro mesi, a darle dei pizzicotti e a dirle che non la voleva”.
“Prima dei pizzicotti mio marito prendeva in braccio la bambina la stringeva forte al suo viso e strofinava il viso contro il suo fino a farle male”.
Sebbene l’uomo abbia tentato di difendersi, addossando la responsabilità della morte dalla neonata alla madre, le sue dichiarazioni sono state definite prive di fondamento. Immacolata ha dichiarato di aver tentato più volte di calmare il marito, chiedendogli di smetterla di inveire contro la piccola: “Mi diceva che dovevo farmi i fatti miei anche quanto maltrattava mia figlia”.
I maltrattamenti avrebbero avuto una breve pausa quando la donna ha iniziato ad urlare, sperando nell’intervento dei vicini. Passariello, per evitare che Immacolata lo denunciasse, le avrebbe non solo impedito di uscire di casa, ma anche di ricevere le visite di parenti o amici, affinché nulla trapelasse del disastro che avveniva tra le mura di casa.
“Fino a due mesi, mia figlia ha goduto di ottima salute, ma quando mio marito è tornato dalla comunità la situazione è cominciata a degenerare. Ha ricominciato a maltrattare Jolanda praticamente tutti i giorni. Quando gli dicevo di portare nostra figlia in ospedale, mi rispondeva che non era il caso perché per le condizioni in cui era ci avrebbero arrestati “. Il 29 maggio, infatti, Passariello è uscito dalla comunità per tossicodipendenti, dando il via alle violenze, completamente ignaro del fatto che la piccola soffriva di una ridotta mobilità agli arti superiori e, pertanto, necessitava di visite specialistiche e di controlli regolari.
Anche i rispettivi genitori della coppia erano a conoscenza delle violenze che subivano la donna e i suoi bambini, tant’è che in un’occasione i carabinieri, allertati dai vicini allarmati dal pianto, sono intervenuti. Per il padre è scattato l’arresto immediato nella giornata di domenica, quando ha tentato di fuggire a bordo di un autobus, sebbene continui a dichiarare che era solo alla ricerca di droga.
Un quadro drammatico, una famiglia coinvolta con la criminalità, ai margini della società, con un padre drogato e aggressivo e una madre incapace di opporsi alla violenza che il marito infliggeva a lei e ai suoi piccoli. Un’altra vita spezzata a soli 8 mesi, quella di Jolanda. Uccisa dal padre che le ha dato la vita e dalla noncuranza di chi le stava intorno.