Universiadi 2019: San Paolo tricolore ma l’Italia non ha speso nemmeno un euro


“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta!”. Finalmente la nostra nazione si è ricordata che a Napoli, da domani fino al 14 luglio, si svolgeranno le Universiadi 2019. Un po’ tardi? Sarà…ma meglio tardi che mai, a chi importa. Vestiamo il San Paolo col Tricolore e assistiamo alla solita vibrante passerella delle istituzioni.

Il fattore tempo però non mi risulta essere proprio ineliminabile. Soprattutto mi sono chiesto: dov’erano le istituzioni quando servivano i fondi, quando bisognava risistemare gli impianti o trovare una soluzione alle tante difficoltà palesate sul cammino per le Universiadi 2019? Perché i vari Governi succedutisi istituiscono il Ministero per il Sud o promettono nuovi piani di sviluppo, ma allo stesso tempo si dimenticano di valorizzare buona parte degli eventi tenuti nelle Regioni meridionali?

Bisogna ricordare che, come aveva affermato qualche settimana fa il Presidente De Luca, lo Stato centrale non ha speso un euro per le Universiadi 2019. Tutti i fondi che sono stati utilizzati provengono infatti o dalle casse regionali o da altre tipologie di investimenti, pubblici e privati. Questo dato da un lato dovrebbe rincuorarci tutti, visto che siamo riusciti a fare tutto solo con le nostre forze. Chi l’avrebbe mai detto? Una delle Regioni più povere d’Italia e d’Europa come la Campania, che da sola riesce ad organizzare un evento sportivo di questa portata. Però resta il fatto che il menefreghismo delle istituzioni di Roma non è accettabile. Soprattutto se si pensa che il Pres. della Repubblica è siciliano, quello del Consiglio è pugliese e  i dicasteri con a capo dei meridionali sono tanti.

Con questa piccola “denuncia” non voglio aggregarmi a quel gruppo di prefiche, il quale non fa altro che diffondere una vulgata alquanto vittimistica e facilona sulla storia dei rapporti tra istituzioni centrali e Sud. Ciò risulta del tutto inutile dinanzi ai tanti problemi di oggi. E’ necessario però che l’Italia riprenda a valorizzare le sue Regioni poste più in basso. E’ necessario in quanto simbolo di dignità nazionale e di credibilità all’estero.

Volendo parafrasare un noto giornalista del nostro tempo come Aldo Cazzullo: “il mondo pensa all’Italia come una grande Napoli. Quest’ultima è la città che ha impresso di più la sua cultura, rispetto alle altre zone della Penisola. Lo Stato deve tornare a Napoli”.        


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