Agrigento – Infiamma ancora lo scontro sulla Sea-Watch 3 e sul capitano Carola Rackete. La scorsa settimana, la donna aveva forzato il blocca navale fuori le acque territoriali italiane per far sbarcare i 43 migranti salvati in mare al porto di Lampedusa. Da allora, ovviamente, la polemica è divampata. In particolare, nell’operazione il capitano aveva rischiato di speronare una piccola imbarcazione della Guardia di Finanza.
Per questo motivo, Carola Rackete era stata arrestata dalla stessa Guardia di Finanza con l’accusa di resistenza all’arresto ed aggressione ad una “nave da guerra”, così veniva valutata l’imbarcazione dei finanzieri. Ieri, il gip di Agrigento Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto ed ha rigettato l’accusa della Procura che aveva richiesto la convalida degli arresti domiciliari ed il divieto di dimora nella circoscrizione.
Secondo il gip, la resistenza a pubblico ufficiale non è punibile in questo caso, perché la Rackete avrebbe agito in stato di necessità, adempiendo al suo dovere di salvare le persone a bordo della sua nave. Il giudice ha confermato anche la necessità di attraccare in un porto italiani, in quanto il più vicino porto sicuro. Un provvedimento che raccoglie tutte le motivazioni dei sostenitori del capitano della Sea-Watch 3.
Furente il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, primo oppositore della Rackete e della sua operazione. Si è sfogato sui social scrivendo: “Disubbidire a leggi dello Stato, attaccare, speronare, rischiare di ammazzare militari Italiani non vale la galera. E questa sarebbe “giustizia”? Sono indignato, sono schifato ma non mi arrendo: restituiremo onore, orgoglio, benessere, speranza e dignità alla nostra Italia, costi quello che costi.” Inoltre ha annunciato che si batterà per l’estradizione della Rackete.
All’indignazione di Salvini si è associato anche il vice-premier Luigi Di Maio, che scrive: “Mi sorprende la scarcerazione di Carola Rackete. Io ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di Finanza. Il tema – specifica Di Maio – resta però la confisca immediata dell’imbarcazione. Se confischiamo subito – spiega – la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro paese e le nostre leggi”.