Questa mattina, la Corte D’appello di Napoli ha emesso la sentenza contro i possibili omicidi di Genny Cesarano. Stiamo parlando del ragazzo di soli di 17 anni ucciso durante una stesa di Camorra, nel Centro Storico di Napoli. Il tutto accadde nel settembre del 2015.
La IV Corte d’Appello di Napoli ha confermato tre delle quattro condanne all’ergastolo, le quali erano state già emesse in primo grado. Gli imputati in questione sono: di Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto e Antonio Buono. E’ stata ridotta invece la pena, dall’ergastolo a 16 anni, a Mariano Torre, in quanto collaboratore di giustizia. Sono stati inoltre confermati anche i 16 anni di reclusione al boss Carlo Lo Russo ( il vero e proprio mandante del raid) anche lui collaboratore di giustizia. Ricordiamo che la sentenza in primo grado era stata emessa dal giudice Alberto Vecchione, il 6 dicembre 2017 al termine del processo con rito abbreviato.
Sull’esito del processo d’appello, ha voluto parlare Antonio Cesarano, il padre del giovane Genny. All’uscita dall’aula 32o, il Signor Antonio ha infatti detto: “È una sentenza che deve rappresentare un esempio per la città. Non dobbiamo dimenticare che dopo mio figlio ci sono state altre vittime innocenti l’ultima delle quali è stata una bimba. Si sentivano impuniti e impunibili”.
Infine, ma solo per rigor di cronaca, segnaliamo alcune proteste che sono accadute al di fuori dell’aula. Una volta appresa la decisione dei magistrati della Corte d’Appello di Napoli, alcuni familiari degli imputati hanno inveito contro quest’ultimi. Con grida ed insulti, hanno così mostrato il loro scontento per la sorte dei parenti coinvolti. Insomma parliamo di una scena alla quale siamo ormai abituati ad asssietere nelle aule di Tribunale.
Dobbiamo rammentare a tutti che sulla vicenda dovrà intervenire in fine, in quanto terzo ed ultimo grado, la Suprema Corte di Cassazione. Solo allora si potrà parlare dell’apposizione della parola fine su questa tristissima pagina di cronaca nera.