Napoli e Marte non sono mai state così vicine. Sembra un’assurdità, ma è solo uno studio condotto dalla Nasa.
Andiamo a vedere di cosa stiamo parlando.
Tra Napoli e Pozzuoli esiste una cavità seminascosta in un angolo delle Terme di Agnano che da secoli attira, incuriosisce e inquieta i suoi visitatori. Parliamo della Grotta del Cane, luogo semi-mistico, immerso tra storia e mitologia.
In tempi antichi è stato un luogo di culto, cure termali, ma anche di interesse scientifico e turistico.
Si tratta di un luogo sotteraneo, datato tra il III e II secolo a.C., di circa 30 metri quadrati che si fa spazio ai piedi del costone meridionale del cratere di Agnano, da cui si entra attraverso una piccola apertura e un corridoio.
Si ha ragione di credere che la Grotta, già in epoca greca, fosse usata come struttura termale. A farcelo ipotizzare è la presenza, lungo il perimetro interno, di una specie di gradino che funge da seduta.
Col passare del tempo, la Grotta è stata oggetto di leggende e racconti inquietanti. Come spiega Giuseppe Mormile su Il Corriere: “Grotta chiamata delli Cani, nella quale ogni cosa viva, che v’entra, muore. Lago d’Agnano, che non produce altro che rane”.
Con le conoscenze tecniche odierne, abbiamo messo da parte i miti per lasciar spazio alla scienza. Si è capito che quest’aura nefasta che avvolge questo posto è dovuta null’altro che alla sua natura vulcanica e alla presenza di anidride carbonica, un gas tossico che, ristagnando al suolo, diviene un pericolo mortale per animali di bassa statura come i cani. Da qui il nome stesso “Del Cane”.
Gli antichi, nonostante non conoscessero l’anidride carbonica, istintivamente capirono che quello era un luogo pericoloso per la salute e se ne allontanarono. Questo, però, non fece sì che la Grotta finì nello spazio dei luoghi dimenticati, anzi divenne luogo di attrazione e curiosità turistica e di studi scientifici.
Molti furono gli studiosi che, incuriositi dalla sua particolare natura, arrivarono da tutte le parti del mondo per capirne la sua vera essenza. Fra questi Pasquale Pavini, un medico che nel 1818 condusse i suoi studi e giunse alle sue conclusioni:
“Avendo io conosciuto, che il cane non restava istantaneamente colpito da questo gas, come avea inteso raccontare, volli io stesso farne l’esperienza: abbassatomi infatti nel mezzo della grotta colla faccia a contatto del suolo, mi trattenni a respirare quel gas per lo spazio di dieci secondi, avendo eseguito nove intiere respirazioni fino a tanto che non soffrii un positivo incomodo. Gli effetti, che provai furono in principio de’ leggieri pizzicori agli occhi, ed un prurito al naso; indi un senso di formicolamento nelle gambe, nelle braccia, e nella faccia, e finalmente un’affannosa e stentata respirazione, che mi avvertì di non poter più a lungo continuare impunemente la mia esperienza”.
Nel 1843 toccò al francese Constantin James, insieme al fisiologo, esperto di tossicologia, François Magendie venire nel regno di Napoli con obiettivi di studio.
Insomma, la Grotta del cane ha avuto il suo largo pubblico nei secoli e ora finisce per interessare anche la Nasa che si è proposta di studiarla perché ipotizza che abbia un’atmosfera simile a quella del pianeta Marte.
Gli scienziati statunitensi utilizzeranno la Grotta come laboratorio per studiare le possibili forme di vita batteriche in un ambiente così estremo e inabitabile come Marte.
Ci chiediamo se questa piccola cavità, nell’intero universo, possa essere l’accesso a una grande scoperta scientifica futura. Staremo a vedere!