Sei una donna, incontri una persona che ti piace, finisce che te ne innamori, inizi a progettare la tua vita con quella persona, la sposi. Poi succede che qualcosa di terribilmente ingiusto te la porta via. E porta via anche i tuoi sogni, i tuoi progetti, la tua felicità.
Proviamo per un attimo a immedesimarci, a entrare nei panni di Rosa Maria Esilio, la moglie del carabiniere trentacinquenne di Somma Vesuviana, ucciso questa notte per sventare un cavallo di ritorno.
La giovane donna, fuori dalla camera mortuaria dell’ospedale Santo Spirito, non faceva altro che ripetere: “Me lo hanno ammazzato“. E lì fuori c’erano anche il fratello di Mario, ancora incredulo per l’accaduto.
Davanti all’ospedale un centinaio di persone, tra amici e parenti, molti arrivati dalla Campania, regione d’origine del carabiniere.
Quelle coltellate che hanno colpito e ucciso Mario Cerciello Rega sono le stesse che hanno ferito e fatto morire una parte delle persone che lo amavano.
Quando avviene una tragedia del genere, bisogna tener presente che il cadavere può essere uno solo, ma sono più i “morti”. Pensiamo a tutte le donne e mogli che, per un atto assurdo e criminale hanno perso un pezzo tanto grande della loro vita.
Oggi è stata Rosa Maria, ieri sono state altre donne e mogli di carabinieri, poliziotti, magistrati e uomini di legge e, ancor più grave, nulla ci fa sperare che domani non ce ne possano essere altre.
Fino a che la criminalità costellerà la nostra storia di atti di disumanità, sarà sempre così.
Ma poi per cosa? Da alcune testimonianze prese dalle persone che abitavano nella zona dove è avvenuta la tragedia, Mario avrebbe perso la vita per cento euro, un telefono e un portafoglio. Allora ci si chiede: quanto vale la vita di una persona davanti a tutto questo? Purtroppo una risposta logica non c’è, perché il male non è mai logico e comprensibile.
Stasera, alle 18.30, nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, si svolgerà la messa in suffragio.