Attentato Sorbillo. Il pizzaiolo: “Insultato e minacciato. Ma la bomba era per me”
Ago 01, 2019 - Alina De Stefano
Sorbillo proprio non ci sta. Scoprire, anche se è ancora tutto da certificare, che l’attentato di gennaio non era destinato alla sua pizzeria ma ad intimorire la famiglia Esposito che vive in un appartamento nell’edificio vicino, non lo ha per niente ricuorato.
Tutto nasce da due ultime testimonianze che hanno praticamente ribaltato tutta la situazione facendo delineare una nuova dinamica dei fatti. La prima è stata la testimonianza spontanea della moglie Esposito, che con il marito e i figli gestisce la pizzeria “Pizza e pummarola”, presunto vero obiettivo del clan Mazzarella. La seconda, che sembra poi balzare sul tavolo degli inquirenti come una prova schiacciante, sono le intercettazioni telefoniche tra Pasquale, un collaboratore di Sorbillo, intercorse sia con il pizzaiolo che con una poliziotta. Dalle quali emerge come Pasqaule sia stato uno dei primi a mettere in dubbio l’autenticità di quell’attentato, sostenendo che l’ordigno era rivolto agli Esposito e solo per una casualità di eventi, la bomba fosse caduta all’ingresso della pizzeria. Ovviamente la giustizia dovrà fare il suo corso serenamente e scoprire, si spera, l’unica e certa verità sull’accaduto.
Dal canto suo Gino Sorbillo si difende sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, soprattutto dopo che sui social molti utenti hanno accusato il pizzaiolo di aver “inventato” tutto solo per pubblicità:“Non posso accettarlo, per questo ho dato mandato ai miei legali, avvocati Sergio Perugino e Alessandro Limatola, di agire per tutelarmi in sede civile e penale. Credo di avere fatto molto per riqualificare la zona dei Tribunali, di avere dato un contributo importante al rilancio di Napoli. Invece ora mi ritrovo a essere insultato e minacciato”.
Sorbillo è certo che la bomba fosse rivolta a lui: “Non mi sembra proprio, come dice il mio dipendente alla poliziotta in una telefonata intercettata, che l’attentatore abbia sbagliato la mira”.
Soprattutto perché il gestore della pizzeria si è sempre schierato in prima linea contro ogni tipo di illegalità che potesse interferire con il lavoro onesto delle persone. Per questo non riesce ad accettare questa “guerra mediatica” che lo vedo, ingiustamente a suo dire, vittima di chi non aspettava altro che offenderlo e metterlo alla gogna.