La crisi di Governo è cominciata ufficialmente ieri sera quando l’ex premier, Conte, ha rassegnato le dimissioni e salito al Colle da Sergio Mattarella. Oggi il Presidente della Repubblica comincerà le consuete consultazioni per verificare se esistono i presupposti per la formazione di un nuovo esecutivo.
L’unica ipotesi ad oggi da poter mettere in piedi è quella di un accordo tra il Movimento 5 Stelle e il Pd, in pratica le due maggiori forze delle ultime elezioni politiche. Il segretario dei democratici ieri ha scritto una nota:
“Tutto quello che Conte ha detto questo pomeriggio (ieri, ndr) su Salvini non può che essere condiviso. Ma attenzione anche ai rischi di autoassoluzione. In questi 14 mesi, Conte è stato il Presidente del Consiglio, anche del Ministro Salvini, e se tante cose denunciate sono vere perché ha atteso la sfiducia per denunciarle?
All’elenco delle cose fatte non può non seguire l’elenco dei disastri prodotti in economia, sul lavoro, sulla crescita, sullo sviluppo. Questo è il vero motivo del pantano nel quale l’Italia è finita. Per questo qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi”.
In seguito ha rilasciato delle dichiarazioni al TG1:
“In una Repubblica parlamentare è giusto verificare se sono possibili altre maggioranze ma in netta discontinuità a partire dal metodo. Dobbiamo verificare non se esiste la possibilità di un nuovo contratto bensì diuna ampia maggioranza su una visione di crescita del Paese, altrimenti si va al voto. Quello che mi preoccupa non sono i numeri in Parlamento, ma la serietà e la discontinuità. Non si vota un governo della paura per qualcosa, ma per dare una prospettiva al Paese. Se diamo questo futuro costruiremo una maggioranza parlamentare altrimenti andremo al voto. Vogliamo un governo nuovo, non la continuazione dell’avventura di questi 14 mesi. Allora sì sarebbe fondata l’accusa di accordicchio. Occorre verificare se ci sono le condizioni che facciano durare la legislatura con una prospettiva di sviluppo. No a soluzioni di piccolo cabotaggio, perché non abbiamo nessuna paura delle elezioni”.