Uno studio condotto nei laboratori del Cnr di Pozzuoli potrebbe rivelarsi fondamentale per la cura delle distrofie, un male a cui non c’è ancora un rimedio risolutivo: si tratta della scoperta del ruolo di una proteina nella differenziazione cellulare nei muscoli scheletrici, ossia della sua funzione nel processo di maturazione che fa sì che una cellula da primitiva diventi “specializzata”, ossia abbia un suo compito specifico.
Vincenzo Di Marzo, la persona a capo dello studio che ha reso possibile questa scoperta medica, direttore Icb-Cnr, spiega che si potrebbe avere la possibilità di controllare il recettore dei cannabinoidi di di tipo 1 (CB1), il quale funziona come se fosse un interruttore che, accendendosi o spegnendosi, controlla le cellule che compongono i muscoli. Un’azione sul recettore CB1, farmaceuticamente o geneticamente, è infatti potenzialmente in grado di essere una terapia adatta a rallentare o bloccare il decorso delle distrofie.