Nel giorno di San Gennaro, dopo che il santo patrono di Napoli ha ripetuto il miracolo della liquefazione del sangue, il cardinale Crescenzio Sepe ha commentato il passo del Vangelo.
“Cari amici fratelli e sorelle benvenuti a tutti voi! Ringrazio tutti i presenti. Carissimi, siamo riuniti per confermare la profonda devozione al nostro santo patrono, oggi anniversario del martirio avvenuto nel 305 presso la Solfatara. Questo atto di fede che facciamo, vuole essere un inno di ringraziamento al Signore al quale esprimiamo la nostra gioia per averci dato il suo segno della benevolenza attraverso la liquefazione del sangue del nostro Martire”, ha annunciato il cardinale Sepe.
“Oggi è un giorno di festa per Napoli, per la Campania e per la Chiesa intera. Nessuna festa come questa riesce ad esprimere l’anima della città. La preghiera che nutre i nostri sogni e la nostra speranza allontana da noi la rassegnazione e ci insegnano a vivere bene”.
“In realtà questa festa è l’incontro con il nostro fratello maggiore, – ha continuato – con l’amico saggio, con il quale ci si confida sui problemi e per avere da lui un consiglio e una guida. Questo è proprio del rapporto di sangue che i napoletani hanno sempre con San Gennaro, anche nelle vicende tragiche della nostra città. A lui ci rivolgiamo, abbiamo bisogno di queste ricorrenze per fare memoria e anche per fare futuro. Impegnare le mani e il cuore per scrivere pagine nuove per la storia, stando accanto al nostro Gennaro con spirito di umiltà e fedeltà“.
“Progettare il nostro domani come comunità e capire vivendo bene il nostro presente, anche senza che nessuno ce lo chieda. Siamo chiamati uno ad uno ad esercitare le nostre responsabilità e a vivere la nostra umanità“.
“C’è da chiedersi esiste ancora la Napoli dal cuore grande e sincero? – ha continuato il cardinale – Rispondiamo a questa domanda con verità, realismo e coraggio senza lasciarci prendere una falsa nostalgia dei tempi che furono. Purtroppo il male che fanno a Napoli è senza limiti, non c’è così possibilità di fare futuro e guardare avanti per la crescita di una comunità sempre orientata al bene comune. La violenza, questa brutta bestia, è il primo ostacolo che si oppone a questa strada. Genera paura ed insicurezza. Alla fine Napoli vive pienamente una condizione che toglie libertà e mina le basi dei cittadini. A monte c’è un problema di uguaglianza sociale, purtroppo tanti ragazzi abbandonati a se stessi scelgono come casa comune la strada che diventa ricettacolo di pericoli e di insidie. Qui più che altrove è terreno minato, bottega per la malavita. Si finisce per strada non per caso ma per evadere la scuola, per mancanza di lavoro e per famiglie distratte. La strada nel suo aspetto peggiore è la discarica di tutte le forme di legalità non praticata. Si finisce per strada per diseguaglianza sociale, pesa sui deboli. Quando ai giovani si chiudono le porte del lavoro e studio è inevitabile”.
“Come salvare i nostri giovani? Come convincerli a non lasciare Napoli e il sud? – ha concluso Sepe – Abbiamo il dovere di prendere atto che ogni misura non adottata per contrastare il male si trasforma in una misura in suo favore. Il lavoro negato e l’istruzione mancata significano dare il via libera a tutto ciò che alimenta le organizzazioni criminali“.
“Dio benedica Napoli, la Campania e che ‘a Maronna c’accumpagna!”.