Giacomo Casanova, il più celebre amante della storia: le sue avventure a Napoli
Apr 05, 2019 - Marco Visconti
Quando pensiamo a Giacomo Casanova lo associamo solo a un abile sciupa femmine, ma è riduttivo nel definirlo così. Il monumentale e inestimabile testo “Storia della mia vita” del personaggio ci indica invece altre caratteristiche. Innanzitutto è un uomo colto, padroneggia la chimica, teologia, filosofia, storia e letteratura. È bravo a scrivere, basti considerare il suindicato testo, abile nell’uso della spada e ha la fama di gran viaggiatore da far invidia ai giovani di oggi.
Non è senz’ombra di dubbio un tipo monotono, in alcuni tratti della sua vita diventa ricco poi decade e ritorna allo stato iniziale. Tutto questo gli è garantito soprattutto dal gioco d’azzardo: faraone, birbì, etc., che lo diletta piacevolmente in tanti episodi. Svolge tanti mestieri in battute diverse e le sue storie d’amore fanno invidia al miglior cinepanettone di Carlo Vanzina. In questa sede, analizziamo il suo testo e ci soffermiamo sui suoi viaggi a Napoli dove è stato in più battute. Benedetto Croce nel suo testo “Aneddoti e profili Settecenteschi” individua 3 momenti scanditi in tempi diversi in cui è stato Casanova a Napoli. Casanova va da Lellio Carafa, rivede Carlo Carafa, incontra di nuovo la signora Goudar.
Casanova nasce a Venezia nel 1725, figlio di due attori: Giuseppe Giacomo e Zanetta Farusi. La morte del padre, lo porta a farsi prete così come avrebbe voluto la madre. Per consentire ciò, sarebbe dovuto andare a Roma. Il contesto storico è il 1743, il diciottenne Casanova va per la prima volta a Napoli e si dirige a Castelnuovo.
Dopo la sosta, si sposta a Roma però viene a sapere dai preti del posto che il vescovo sta a Martorano in Calabria. Ritorna così a Napoli per la seconda volta, ma stavolta si trova con pochi spiccioli. Va al Palazzo Reale e incontra una sorta di guida che si sarebbe offerta di fargli vedere l’edificio. I due iniziano a parlare e si conoscono, l’uomo proviene da Zante e si chiama Panagiotti Rodestemo. Questo vende diversi tipi di vino e minerali, perciò Casanova ha un’idea, cioè di unire due componenti chimici per far aumentare il volume del mercurio.
Si fa dare gli elementi richiesti e gli fa vedere la reazione chimica. Il tipo rimane sbalordito perché diventa un’ottima fonte di guadagno. Panagiotti rivuole la reazione, parla con Casanova per sapere che tipo di materiale gli servisse, poi lo invita ad andare a Torre del Greco per parlare con Gennaro di Carlo acquistando il prodotto a nome suo. Casanova va e disbriga l’impegno e attende Panagiotti. I due scendono a compromessi, cioè che Casanova gli avrebbe spiegato il segreto in cambio di una certa somma di denaro. Casanova accetta e va via col bottino, del buon vino e un astuccio al cui interno ci sono rasoi con manici di argento provenienti dalla nota fabbrica del paese.
Si sposta a Salerno per acquistare vestiti e tovaglioli poi si dirige verso la Calabria. Una volta giunto a destinazione incontra il vescovo, capisce che la tunica gli sta troppo stretta perciò sceglie di non farsi prete e vuole ritornare alla sua Venezia. Prima di andare via, regala al vescovo l’astuccio e quest’ultimo gli dà una lettera scritta indirizzata al vescovo di Cosenza per pagargli le spese di viaggio per giungere a Napoli. Inoltre gli consegna un’altra lettera che ha come destinatario Gennaro Palo, un napoletano di Sant’Anna. Nella lettera sta scritto che il napoletano gli deve dare soldi e ospitalità.
Arrivato a Napoli per la terza volta, va dalla suddetta persona che lo ospita calorosamente. Ha modo di conoscere il piccolo figlio che è impegnato a scrivere una poesia per la vestizione di un parente della duchessa Bovino. Fa piacevoli conoscenze, incontra un suo parente, Marcantonio Casanova, e potenti uomini della città: la duchessa Bovino, Lellio duca di Maddaloni, un personaggio di alto rango militare e fedelissimo al Re di Spagna così come ci viene raccontato anche nel testo di Benedetto Croce.
Proprio a casa di Lellio conosce altri familiari della nota casata tra cui il nipote Carlo Carafa. Dopo l’esperienza a casa Carafa, Casanova va via in direzione Roma. Si sposta per mezzo di una carrozza privata dove al suo interno c’è una famiglia. Lui si innamora subito della moglie di un avvocato, Lucrezia, vi sono giochi di sguardi e poi si passa ai dati di fatto soggiacendo più volte con la donna.
Dopo 11 anni Casanova fa il suo ritorno per la quarta volta a Napoli, vede che sono morti tutti i suoi amici salvo Carlo Carafa, che lo va a trovare nel suo palazzo. Carlo inaspettato del suo arrivo lo accoglie calorosamente e gli fa vedere le caratteristiche del suo palazzo, in particolare quando vanno in biblioteca gli dice di aver scritto un testo di satire dove prende in giro la corte napoletana. A pranzo ha modo di conoscere la moglie, poi si sposta con Carlo al Teatro San Carlo, dove conosce altri nobili napoletani.
Tra questi si distingue una giovane e bella ragazza di nome Leonilda, che intriga non poco il Casanova. Leonilda è l’amante di Carlo, un’amante insospettabile perché circola voce su Carlo che è impotente. Finito il teatro, vanno a casa di Monteleone che si trova al terzo piano, dove si mettono a giocare d’azzardo a faraone. Seguono le avance che il Casanova fa a Leonilda e in un secondo momento i due s’innamorano. Un amore folle tanto da portare lo stesso Casanova a fare la pazzia di sposarla. Una cosa assai rara, visto che lui stesso nel suo testo è fortemente contrario al matrimonio.
Prima di concludere un simile discorso, Casanova deve conoscere la madre di Leonilda. Quando arriva e si presenta, Casanova rimane stupefatto perché è la stessa che ha incontrato 11 anni fa nella carrozza, cioè Lucrezia. Questa offre uno scoop al Casanova: Leonilda è sua figlia. Casanova rimane pietrificato, poi si ravvede e si crea una momentanea relazione tra padre e figlia. Le dà in dono una modesta somma di denaro e poi va nuovamente via.
Ritorna dopo 9 anni a Napoli, dove incontra la famiglia Goudar che gestisce il gioco d’azzardo e lo stesso Casanova collabora con loro. Non mancano tanti episodi cui gioca e secondo i casi vince, perde e litiga coi partecipanti, in particolare con una persona di nome Medina. Casanova cova un grande odio nei riguardi di Medina fino a tal punto di fare un duello che si conclude con la vittoria del primo.
Si diletta di andare oltre Napoli con dei nobili inglesi, va più volte a Sorrento, il posto viene descritto positivamente da Casanova e si sofferma soprattutto sul cibo. Va a Portici con la “combriccola”, sostano in una villa di un altro nobile e si spostano alla Reggia di Portici, dove vede il giovane re Ferdinando IV preso a giocare con la sua corte. Prima lui si è fatto prendere dai presenti per farsi lanciare in aria, poi è seguito dagli altri membri di corte. Prima di andare via di nuovo da Napoli, vuole salutare Lucrezia e sua figlia. Viene a sapere che si trovano a Salerno perché la figlia sta dal marchese di C.
Va ad alloggiare a Salerno, quindi va nel palazzo dove sta la figlia. Incontra Lucrezia, Leonilda e l’anziano marchese che non si può muovere a causa della gotta. Le due donne gli fanno vedere l’edificio e il giardino all’esterno, poi una grotta, la quale si presenta particolarmente fresca e piacevole per il caldo estivo del momento.
Proprio in quella grotta Casanova ha un’altra relazione incestuosa con Leonilda. Ciò si ripete in più momenti, sia al palazzo a Salerno sia quando si sposteranno in un altro palazzo estivo del marchese tra Battipaglia e Piacenza. Il marchese non verrà mai a scoprire della relazione incestuosa. Casanova è stato così furbo da inscenare una parte, cioè di essere innamorato di una donna della servitù del marchese. Al danno si va ad aggiungere la beffa per il marchese, poiché quest’ultimo dà dei soldi a Casanova per il bel gesto che ha fatto verso la figlia, quando le diede i soldi 11 anni prima.
I viaggi a Napoli si concludono in questo modo. Lo stesso Casanova descrive la città come un luogo dove ha ottenuto tanta felicità, soprattutto in termini di soldi. Nel suo testo, ci sono alcuni passi dove voler trascorrere i suoi ultimi giorni di vita in alcune città e tra queste viene citata Napoli, ma non sarà così: morirà a Dux nel 1798.
Sitografia:
http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-giacomo-casanova_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Bibliografia:
– B.Croce, Aneddoti e profili Settecenteschi, Remo Sandron, Napoli, 1914
– G.Casanova, Storia della mia vita, 1° Edizione digitale, 2015