Di recente, ha scatenato una vera e propria bufera il commento di un sacerdote anti-lega della provincia di Caserta. Durante l’omelia il prete avrebbe pronunciato le seguenti parole: “I leghisti sono assassini e nemici della Croce di Cristo perché si oppongono allo ius culturae. Chi condivide le idee di Salvini è preferibile che vada a farsi una passeggiata fuori“.
Un commento molto duro, che non poteva non scatenare una reazione indignata da parte degli esponenti della Lega. Il senatore Claudio Barbaro è stato il primo a denunciare l’accaduto. Secondo una nota pubblicata da Il Mattino, Barbaro si è scagliato contro l’uso dell’altare come “tribuna politica senza possibilità dibattito“.
A sua volta, il leader della Lega Matteo Salvini non poteva non rispondere a tono al suo “oppositore”. Nel corso di un comizio a Narni in vista delle regionali in Umbria, Salvini ha fatto riferimento alle parole del sacerdote e ha aggiunto. “Ma fai il parroco e preoccupati di salvare le anime…”. In un post apparso sulla sua Pagina Facebook, invece, il leader della Lega ha commentato: “Se questo è un prete…”
Sia le parole di Barbaro che quelle di Salvini fanno riflettere su un aspetto molto importante, ossia, il coinvolgimento della Chiesa Cattolica nella vita politica. Il commento del leader leghista fa leva sul principio cattolico di accoglienza, sul fatto che nella Chiesa ognuno di noi dovrebbe sentirsi il benvenuto. Forse l’invito del sacerdote casertano a “farsi una passeggiata fuori” non aiuta a costruire un’immagine degna del clero.
Tuttavia, sorge spontanea una domanda: è giusto che un prete, anche nel suo piccolo, faccia politica? A questo proposito ci vengono in aiuto le parole di Papa Francesco: “Un cattolico può immischiarsi in politica? Deve! Il Beato Paolo VI, se non sbaglio, ha detto che la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune“.
Insomma, nonostante i suoi modi siano perfettibili, il commento del sacerdote anti-lega non è stato inopportuno. Il prete stava facendo esattamente ciò a cui è chiamato: richiamare i fedeli a quei valori fondamentali della Chiesa (e non solo) dai quali non si può prescindere. Anche questo vuol dire “preoccuparsi di salvare le anime”. Evidentemente, Matteo Salvini dovrà trovare un modo più pertinente per rispondere alle sue parole.