Un fiore di carta per i due agenti uccisi: il commovente messaggio di un bambino
Ott 10, 2019 - Redazione
Roma – La tragica fine degli agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego ha scosso tutta Italia. Il 4 ottobre scorso, un uomo, portato nella Questura di Trieste per un furto, ha rubato una pistola ed aperto il fuoco, uccidendoli. Questo ovviamente ha scatenato le reazioni più disparate da parte dell’opinione pubblica: oltre alle solite polemiche si è criticata l’inadeguata preparazione delle nostre Forze dell’Ordine e la loro scarsa retribuzione in relazione ad i rischi che corrono.
Forse, però, il semplice gesto di un bambino può essere più forte di tutte queste polemiche. Il piccolo, 3 anni, si è diretto verso la Questura di Roma con in mano un piccolo lavoretto di carta. E’ stato raggiunto subito da tre agenti che gli hanno chiesto dove fosse diretto. Il bambino ha mostrato il piccolo fiore di carta che portava in mano e l’ha donato agli uomini in divisa dicendo “Aiuterà a guarire due amici di papà con la bua”.
Gli agenti hanno capito che quel dono era per Pierluigi e Matteo ed hanno battuto il cinque al piccolo, che è poi tornato dalla sua famiglia. La scena è stata fotografata dal padre del bambino, che l’ha poi resa pubblica accompagnandola con una bellissima lettera.
Questo quanto scrive nel testo integrale ricevuto e pubblicato insieme alla foto dalla pagina Facebook ufficiale della Questura di Roma:
“Buonasera,
anche se la foto non rende bene, vorrei condividere con voi l’emozione di questo pomeriggio quando ho portato mio figlio di 3 anni a consegnarvi un fiore in ricordo di Pierluigi e Matteo.
A lui ho raccontato che portavamo un fiore a due amici di papà che si erano fatti la bua e che con il fiorellino sarebbero guariti prima.
Purtroppo non è così, lo sappiamo, ed a volte sarebbe bello poter vivere nel mondo dei bambini, con la loro ingenuità e la loro spensieratezza.
Ma dobbiamo fare i conti con il mondo reale, dove purtroppo due ragazzi di 30 anni vengono a mancare così, mentre lavorano, in modo assurdo.
A mio figlio sto cercando di insegnare il rispetto nei confronti di chi indossa una uniforme, qualunque essa sia, perché è un qualcuno che lavora per noi, per la nostra sicurezza, per farci stare bene.
Ed è normale per me che ogni volta che vedo una donna o un uomo in uniforme sono amiche ed amici, persone su cui contare nel momento del bisogno.
Come erano Pierluigi e Matteo, e come siete tutti voi, giorno dopo giorno, nonostante chi vi disprezza, vi insulta, vi offende.
Noi vi vogliamo bene, il piccoletto vi vuole bene, la gente onesta e per bene vi vuole bene.
Sempre, ogni giorno, tutto l’anno( da anni ho l’abitudine di chiamare chi come voi lavora nei giorni di festa, a Capodanno o Ferragosto per ringraziare del servizio svolto)… ma oggi un po’ di più, perché oggi siamo tutti Pierluigi e Matteo.
Un abbraccio forte a tutti voi.
Un cittadino”