La speranza di una madre non si ferma di fronte a nulla, nemmeno a una malattia apparentemente incurabile. È il caso di Antonella, mamma di Gabriele, un bambino ricoverato al Santobono di Napoli in quanto affetto dalla sindrome di Leigh.
“Nostro figlio Gabriele ha un sorriso contagioso“, scrive la donna in un post sul suo profilo Facebook. “I suoi occhi sono meravigliosamente espressivi. Ha un’energia vitale unica e quando parla incanta per i suoi ragionamenti maturi. È curioso e dolcissimo ma il suo corpicino si sta stancando ogni giorno sempre più“.
È l’effetto della malattia che lo affligge. La Sindrome di Leigh compare solitamente nei primi anni di vita, e si caratterizza per un’interruzione dello sviluppo psicomotorio, problemi di alimentazione, e persino convulsioni e paralisi.
“Qualche mese fa gli hanno diagnosticato una terribile malattia“, spiega Antonella. “Abbiamo consultato tanti medici ma le parole sono sempre le stesse. Rarissima. Degenerativa. Incurabile. Il nostro cuore si è spezzato in mille pezzi ma troviamo la forza di sopravvivere grazie a lui e alla speranza che trovino presto una cura“.
Ma la speranza della mamma di Gabriele non si affievolisce, e non sono in pochi a sostenerla nella sua battaglia. “Nel tentativo di far avanzare rapidamente la ricerca verso la scoperta di trattamenti e potenziali terapie, cinque delle principali associazioni nel mondo si sono unite per finanziare una rete internazionale di ricerca sulla Sindrome di Leigh.
“Le sindromi rare vengono sempre messe in secondo piano ma questa volta si sta muovendo qualcosa. Questo progetto è importante, vitale per la nostra famiglia“. Tuttavia, Antonella e il suo piccolo non possono farcela da soli. “Abbiamo bisogno del vostro aiuto per far sì che il nostro cucciolo torni a sorridere e giocare come tutti i bimbi della sua età“.
A questo scopo la mamma di Gabriele ha lanciato una raccolta fondi per la ricerca sulla Sindrome di Leigh, una malattia spaventosa ma ancora troppo poco conosciuta. Per dare un futuro a Gabriele e ad altri bambini che, come lui, meritano di poter vivere la propria infanzia.