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Regione Campania, 2.5 milioni di euro per aiutare le vittime di racket e usura

Presentato questo mattina il progetto, destinato a diventare modello in tutta Italia. La Regione Campania finanzia con 2.5 milioni di euro il “tutoraggio” delle vittime di racket e usura, sostenendo a 360° gli imprenditori che denunciano. Prestigiosi gli intervenuti.

Presentato questa mattina, presso la sede napoletana di Confesercenti, il progetto “L’adozione sociale delle vittime di racket e usura”, finanziato dalla Regione Campania nell’ambito del POR CAMPANIA FSE 2014-2020 e curato da SOS Impresa-Rete per la Legalità con Confesercenti Campania.

L’adozione sociale consiste nella sperimentazione, inedita in Italia, di una figura istituzionale del Tutor di Prevenzione e Solidarietà a favore di quanti sono vittime, o anche potenziali vittime, del racket e/o usura ed anche verso chi si trova in una particolare condizione di sovra indebitamento.

Con tre grandi novità: 1)  Non c’è distinzione tra i destinatari finali dei benefici del progetto, ovvero gli operatori economici, dalle famiglie. 2) Insieme ci sono sia gli strumenti di prevenzione che quelli di solidarietà. 3) Esiste il tutoraggio, che unisce l’erogazione di servizi all’accompagnamento personale e qualificato verso la soluzione delle criticità.

I Fondi, circa 2.5 milioni di euro, sono a disposizione degli imprenditori che denunciano i criminali, e questo nuovo strumento è un vero e proprio servizio pubblico di assistenza e di solidarietà che sostiene le vittime e le proprie famiglie, accompagnandoli a 360° (sul piano fiscale, legale, nell’istanza di accesso ai fondi e ai crediti, con i psicologi per i familiari) a risolvere le proprie situazioni di criticità, sia per prevenire che per uscire dal tunnel in cui sono piombati.

Ha aperto la conferenza Vincenzo Schiavo, presidente Interregionale (Campania e Molise) di Confesercenti: «Questo progetto è uno strumento importantissimo fornitoci da una splendida intuizione della Regione Campania, che testimonia come lo Stato creda in una spinta di legalità che, come uno tsunami, deve coinvolgere il nostro territorio, l’Italia, l’economia delle imprese e le nostre associazioni, perché solo quando la nostra economia sarà sana e pulita sarà possibile parlare di vero sviluppo del Paese, in modo da confrontarci con le altre Nazioni e di tenere la schiena dritta, raccontando ai nostri figli che nel nostro territorio e nel nostro paese possono avere un futuro. In Campania conosciamo i tristi fenomeni del racket e dell’usura e progetti come questi ci consentono di sentirci infinitamente utili per gli imprenditori che subiscono tali efferatezze. Sono orgoglioso e molto gratificato – ha concluso Schiavo – di rappresentare questa associazione, Confesercenti, in Campania e in Molise, che tra le sue 73 categorie può contare anche su una struttura come SOS Impresa che fornisce gli strumenti per avere risorse e offrire aiuto agli imprenditori, ascoltandoli e proteggendoli insieme alla loro famiglia, non lasciandoli in alcun passo da soli. Ringrazio pubblicamente gli uomini di Stato qui presenti, Franco Malvano, Luigi Cuomo e AnnaPaola Porzio, che si adoperano esponendosi con una competenza eccezionale. Ognuno di noi rappresenta un pezzo di Stato e deve fare la sUa parte. Anche le banche sono chiamate a rispondere e, avendo in mano il destino dell’economia italiana, devono stare al fianco degli imprenditori che rappresentiamo».

Un plauso al progetto è stato dato anche nel corso dell’apprezzato intervento di Annapaola Porzio, già Prefetto e attualmente commissario nazionale di Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. «Questo progetto, che prevede l’adozione della vittima, è molto rilevante, perché significa che non c’è solo l’intercettazione di chi è soggetto a racket o a usura, ma c’è un sostegno reale, concreto. E’ fondamentale che la vittima che denuncia non venga mai lasciata sola. Capita che, in serie, spariscano prima i parenti meno vicini, poi gli amici, quindi i clienti: in questo modo il denunciante diventa vittima due, tre volte. E in quella solitudine che avvengono i drammi e la scomparsa delle persone. Tutti noi vogliamo invece prevenire, intercettando il problema prima si tramuti in dramma. Questo progetto penso possa essere un modello di riferimento ripetuto anche in altre regioni, a partire dal Lazio. perché è prezioso ed essenziale fare Rete». La dottoressa Porzio ha poi aggiunto: «Bisogna capire che queste persone non solo hanno subito onta del racket e dell’usura, ma, denunciando, hanno messo in gioco la loro vita, quella delle loro famiglie e delle imprese. Ci vuole coraggio e io ammiro in modo assoluto queste persone. Sono queste le azioni che danno il senso dello Stato e della legalità. E’ quello che ciascuno di noi, per la propria parte, deve riverberare sul territorio. Sostenere le vittime è molto importante ma più che erogare i fondi o reprimere, lo Stato si gratifica nel prevenire questi problemi e per farlo è fondamentale il ruolo di associazioni antiracket o di categoria come Confesercenti, che conoscono le realtà territoriali e gli imprenditori, e utilizzare strumenti come questo. In questo ampio ragionamento va fatto un discorso anche con le banchesappiamo bene che l’imprenditore difficilmente ottiene il mutuo da esse, perché la banca non fa beneficenza. La banca fa economia e quale economia può fare se è malata? Se l’economia non è sana prima o poi anche la banca “cade”. E allora agli istituti di credito va spiegato che aiutare gli imprenditori significa aiutare l’economia e quindi aiutare se stessi».

Presente alla conferenza anche Franco MalvanoCommissario antiracket a antiusura della Regione Campania, fautrice di tale progetto«Nell’arco del tempo, con la collaborazione del laboratorio che abbiamo creato nel quale convergono le associazioni antiracket presenti in Campania  e alcuni uffici della regione, abbiamo pensato di formalizzare questo progetto di “adozione sociale”, rivolto agli imprenditori a rischio usura ed estorsione, a partire da quelli con un debito eccessivo. La novità di questo progetto è che per tali soggetti a rischio si crea un vero e proprio “tutoraggio”, ovvero a loro disposizione ci sarà un pool di professionisti, dallo psicologo al civilista, dal penalista al fiscalista, che si mette al fianco della vittima per sostenerla a 360°. Ovvero offrendo sostegno psicologico e morale, aiutandolo nel controllo della gestione delle risorse, nella risoluzione dell’indebitamento procurato dialogando con le banche, accompagnandolo nella denuncia e costituendosi parte civile, in modo da sostenerlo anche fisicamente nel processo. Infine questo pool aiuta la vittima a preparare la richiesta di ristoro, prevista dalla legge, per danni morali e materiali. E’ un progetto innovativo e non a caso anche l’Unione Europea ha chiesto informazioni e si è interessata».

Luigi CuomoPresidente nazionale di SOS IMPRESA-Rete per la legalità, ha inoltre spiegato: «L’adozione sociale è un progetto di grande importanza e lungimiranza. Ci offre gli strumenti insieme per sostenere, prevenire e accompagnare. Le vittime di estorsioni o di usura devono capire che denunciare conviene: non è soltanto un rischio e un atto di coraggio, ma un atto di dignità e innanzitutto di convenienza, di amore della libertà per la propria azienda, per il territorio e  per la famiglia. Si riconquista la libertà che è l’essenza stessa dell’impresa, scegliendo clienti e fornitori senza condizionamenti, togliendosi di dosso aguzzini perché lo Stato interviene, anche in modo importante, a favore di chi denuncia con elargizioni a fondo perduto e mutui senza interessi. Basti pensare che in Italia in 6 anni sono stati concessi 120 milioni di euro a coloro che hanno avuto il coraggio di dire basta. Potendo contare sul nostro assoluto sostegno in tutte le fasi, anche nella semplice richiesta di finanziamenti da effettuare al Fondo, che può sembrare complessa. E, dopo la Campania, il progetto può diventare in poco tempo nazionale».

Tra i tanti presenti alla conferenza anche Edoardo Ammendola, amministratore della storica pizzeria Di Matteo, vittima di usura. È stato chiamato a raccontare la sua esperienza (i malviventi che gli estorcevano danaro sono stati tutti arrestati e condannati). «È stata una liberazione. Pagare il racket significa umiliarsi ogni volta. Inizialmente non denunciavamo perché non credevamo che lo Stato esistesse. Ci siamo dovuti ricredere. SOS Impresa, insieme alle forze dell’ordine, ci hanno aiutati in tutto e per tutto. Invito chiunque sia oggi nella condizione in cui siamo stati noi ad affidarsi a questi strumenti e a denunciare»

A proposito di dati, per rappresentare l’incidenza del racket e dell’usura sulla salute delle imprese italiane e, soprattutto, per sottolineare l’importanza del sostegno fornito dalle attività del Comitato di Solidarietà per le vittime di questi reati, secondo dati forniti dal “Centro Studi ed Elaborazione Dati” di SOS IMPRESA-Rete per la Legalità con riferimento agli anni 2013-2018, sono stati elargiti ristori complessivi per quasi 120 milioni di euro nelle 257 sedute in cui si è riunito il Comitato. La Campania, in questo senso, occupa la quarta posizione della “classifica”, con l’11,38% di assorbimento di tali aiuti, dopo Sicilia (41,07%), Calabria (22,98%) e Puglia (12,52%).