I giovani del Sud continuano a fuggire, crollano gli investimenti pubblici, l’agricoltura prosegue di male in peggio ma il settore terziario procede bene. Scarsi risultano essere i servizi ai cittadini, a partire dalla sanità e dalla scuola. Sul piano occupazionale, il reddito di cittadinanza ha avuto un impatto nullo. Non solo: “invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro”. Sono questi alcuni elementi che emergono dal Rapporto Svimez 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno, presentato il 4 novembre, a Roma.
All’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti, la metà giovani fino ai 34 anni, quasi un quinto laureati. In Italia nel 2018 si è raggiunto “un nuovo minimo storico delle nascite”, ed è stato sottolineato il fatto che al Sud sono nati circa 157 mila bambini, 6 mila in meno rispetto al 2017.
Questo ovviamente influisce sul gap occupazione tra Sud e Centro-Nord. Nell’ultimo decennio infatti è aumentato dal 19,6% al 21,6%. “Ciò comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni”. Secondo il rapporto Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, “la crescita dell’occupazione nel primo semestre del 2019 riguarda solo il Centro-Nord (+137 mila), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27 mila)”.
Il 2019 vede dunque il Sud entrare in recessione, con un Pil stimato in calo dello 0,2%, a fronte del +0,3% del Centro-Nord (+0,2% la media nazionale). Il Rapporto segnala per il 2020 una “debole ripresa”, con il Mezzogiorno che crescerà non oltre lo 0,2% (a fronte dello 0,6% dell’Italia nel complesso). Nella sua analisi, Svimez giudica “utile il Reddito di cittadinanza”. Al contempo però sostiene che“la povertà non si combatte solo con un contributo monetario: occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza. Peraltro l’impatto del Reddito sul mercato del lavoro è nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro”.
Le differenze tra Nord e Sud riguardano anche e soprattutto l’offerta di scuole per l’infanzia e la formazione universitaria. Nel Mezzogiorno solo poco più di 3 diplomati e 4 laureati su 10 sono occupati da uno a tre anni dopo aver conseguito il titolo. Prosegue l’abbandono scolastico e al Sud il 56% delle scuole ha bisogno di manutenzione urgente.
Dunque, secondo Svimez un’opportunità di crescita potrebbe arrivare dalla bioeconomia, essendo nel Mezzogiorno significativa la crescita delle fonti energetiche rinnovabili. Bisogna puntare sul Sud come “piattaforma verde del Paese. La bioeconomia meridionale si può valutare tra i 50 e i 60 miliardi di euro, equivalenti a un peso tra il 15% e il 18% di quello nazionale”, stima il Rapporto. Luca Bianchi, direttore Svimez, invita a vedere nel “Green New Deal un’opportunità di rinascita economica del Mezzogiorno”.