La Seredova conosce Giovannino: “Non ha problemi neurologici, è molto vispo”
Nov 07, 2019 - Chiara Di Tommaso
Il piccolo Giovannino cerca casa. Il neonato affetto dall’ittiosi di arlecchino è stato abbandonato dai genitori ed è ora in cura presso l’Ospedale di Sant’Anna. In tanti già si sono fatti avanti per l’adozione del piccolo affetto da una rara malattia genetica.
A parlare di lui è ora Alena Seredova, l’ex moglie di Gianluigi Buffon, che in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ rivela di aver pensato di avere la stessa malattia. Per stare vicino ai bambini in difficoltà è diventata testimonial di ‘Crescere Insieme al Sant’Anna‘. A settembre l’incontro con il neonato avvenuto nel reparto dell’Ospedale.
“Mi hanno presentato questo cucciolo, mi hanno raccontato la sua storia e vederlo è stato un momento molto forte. Mi sono ricordata del passato e dalla mia infanzia. A Praga, i medici pensavano che avessi l’ittiosi anche io, papà ricorda sempre che, quando mi vide nella culla dell’ospedale, tutta coperta di squame, fece un balzo all’indietro per lo spavento. Poi cominciò a piangere. La mia pelle era tutta secca, come rivestita da una corazza ruvida e irregolare. I medici parlarono di ittiosi, ma quella che ha Giovannino, purtroppo per lui, è una malattia rara per la quale non si conosce cura. Io, invece, ero solo nata con la pelle molto asciutta perché ero stata troppo in pancia: 42 settimane bella comoda”.
Chi è affetto da questa malattia ha infatti il corpo ricoperto di squame e una bassa percentuale di sopravvivenza. Ad oggi non esistono cure efficaci. La Seredova racconta al Corriere quale invece fu la cura usata nel suo caso.
“Per una settimana, mi ungevano tutti i giorni, immergendomi in una bacinella di olio emolliente. Dissero a mia madre che sarei sempre stata male, che non avrei potuto prendere il sole. Poi, la mia pelle fece la muta, come quella di un serpente, e non ho mai avuto problemi cutanei di alcun tipo”.
“I medici e infermieri lo tengono sempre unto e, quando l’ho conosciuto, non sembrava sofferente, non piangeva. Si vedeva che era curato con amore. Ho incontrato un bimbo molto vispo, super sveglio. A quanto mi dicono, non ha problemi cognitivi o neurologici, è solo un bimbo che avrà sempre bisogno di cure speciali. Io l’ho portato un po’ in giro nel passeggino. Ho pensato a quanto dovesse essere stato doloroso per i genitori decidere di lasciarlo. So che sono più o meno miei coetanei, che l’hanno avuto con una fecondazione assistita e che, nonostante, tutti gli esami preventivi, era stato impossibile diagnosticare in anticipo una malattia così rara. Non mi sento di giudicarli”.