In una delle location più prestigiose di Napoli, con la suggestiva vista che da Via Toledo si apre sul Teatro San Carlo e si perde, attraversando Piazza del Plebiscito, fino al mare, in Via Chiaia 260 apre il Garò, il nuovo tempio del gusto firmato dallo Chef Paolo Gramaglia.
Un nuovo, raffinato ed elegante ristorante dello chef Gramaglia che, da mercoledì 20 novembre, inaugura la sua seconda dimora gastronomica in Campania, a Napoli, in un progetto condiviso con le famiglie Sergio e Rosati, titolari del Gran Caffè Gambrinus.
Napoletano di nascita, pompeiano di adozione, Gramaglia è assolutamente entusiasta di questa nuova avventura, che si aggiunge alla solida realtà del President. “Pompei è casa madre – dice chef Paolo – lì brilla la mia stella Michelin. Io, però, sono napoletano di nascita e aprire il Garò per me è un’emozione unica. Ho viaggiato e viaggio per conoscere le cucine del mondo come fa uno chef, cosicché lo spazio non abbia più il tempo; poi, un caffè ha cambiato “la mia velocità” e mi sono accorto “di essere tornato a casa”. Da lì il passo è stato breve, è nato il Garò!”.
Paolo Gramaglia è uomo e professionista di grande esperienza, maturata in giro per il mondo. Dopo gli studi matematici, che gli hanno conferito un senso di precisione mentale importante, si è formata in lui l’idea che “da grande” voleva fare il cuoco. Nel 2006 sale al timone del President, raggiungendo in poco tempo grandi traguardi, primo tra tutti, la stella Michelin.
L’introduzione al suo menù, “Il successo della gastronomia è nella tradizione, basta solo saperla interpretare senza nostalgia”, sintetizza appieno l’idea di cucina dello chef Gramaglia, che diventa arte attraverso doti personali, creatività, ispirazione e sapienza.
Ogni anno la “filosofia Gramaglia” si arricchisce di un nuovo filo conduttore, come, ad esempio, “sottrarre per moltiplicare”. Cosa significa? Sottrazione degli elementi che, al contempo, eleva la sensazione di appagamento per l’ospite. In sala hanno seguito lo chef sottraendo coperti, per aumentare la maniacale cura del dettaglio nel servizio; in cucina “lo hanno dovuto seguire”, sottraendo elementi per esaltare le sensazioni di piacere dei piatti.