Alcuni vocaboli del dialetto napoletano usati dal Cinquecento all’Ottocento ora potranno essere letti e magari ripresi nella lingua parlata. Dopo due secoli è terminato il ‘Vocabolario del dialetto napolitano’ scritto da Emmanuele Rocco alla fine dell’800. L’opera è stata curata da uno studioso fiorentino, Antonio Vinciguerra, che ha dedicato sette anni di lavoro per ultimarla.
LA STORIA – Emmanuele Rocco nel 1892 morì mentre stava redigendo la sua opera. L’idea dello studioso era raccogliere i lemmi del dialetto napoletano usati nelle varie opere letterarie e parlate dal popolo in un unico volume. Il suo vocabolario rimase interrotto al secondo tomo, alla f, precisamente alla parola ‘feletto’, cioè filetto. In tutto il libro doveva comprendere 4 tomi. Ma l’editore dopo la morte di Rocco si rifiutò di pubblicare gli altri due tomi rimanenti. Nel 1941, gli eredi dello studioso napoletano consegnarono all’Accademia della Crusca gli ultimi due libri contenente la parte inedita F-Z. Ora la nuova pubblicazione, oltre due mila pagine per un costo di 130 euro.
IL VOCABOLARIO – Come spiegato dal sito dell’Accademia della Crusca, il Vocabolario del dialetto napolitano (1891) di Emmanuele Rocco rappresenta il primo vero tentativo di realizzare un dizionario storico fondato su uno spoglio ampio e sistematico della letteratura dialettale napoletana dal Cinquecento all’Ottocento. Questo capolavoro lessicografico non era tuttavia finora disponibile nella sua completezza: il volume si interrompeva infatti alla voce feletto. Fortunatamente gli eredi di Rocco conservarono il manoscritto contenente la parte inedita e nel 1941 cedettero tutte le carte all’Accademia della Crusca, dove sono tuttora conservate. Si pubblica ora l’edizione critica di tale manoscritto (nei tomi III e IV), accompagnata dalla ristampa anastatica del raro volume del Vocabolario del dialetto napolitano (nel tomo II).
Il tomo I contiene un’introduzione volta a illustrare la storia, le peculiarità e il contenuto del vocabolario di Rocco e a tratteggiare un sommario profilo dell’autore. Include inoltre una serie di apparati, come la tavola delle abbreviazioni e le note al testo, che servono a valorizzare e rendere meglio fruibile l’opera.
I VOCABOLI – Tantissime le parole presenti nel vocabolario. Ecco alcuni esempi:
– Filotto. I tre birilli che nel verso della lunghezza stanno sul bigliardo.
– Fotara. Fodera.
– Foja. Ardente cupidigia. Cap. Il. 1. 33. Se maje s’arriva che se piglia Troja… te cacciarraje la foja, Ca lloco dinto nc’è quarche zecchino. E Son. 15. Cride tu mo che de stampà è la foja De lo Cecropo? E g. 32. E chi le stuta a scoppole sta foja. Perr. Agn. zeff. 5. 80. Che d’accidere vo sfocà la foja.
– Fracasso. Sconquasso e Scompiglio fragoroso, predominando l’idea del romore, Fracasso, Chiasso, Baccano. Stigl. En. 7. 170. Ntra le primme filere galoppanno Parea che semmenassero fracasse. Pag. Batr. 1. 3. Fuje de Marte scompiglio forebunno Quanto se fece dint’a sto fracasso. E 2. 20. Volite o non volite a sto fracasso Piglià partito? Cort. V. de P. 1. 20. E Sannazaro fece gran fracasso, Ch’a fare a punia nce mancaje tantillo. Ciucc. 3. 3. Già sentea lo fracasso de la guerra. E 9. 15. Tanto fuje sso fracasso e sso remmore. Perr. Agn. zeff. 1. 74. No cannone non fa tanto fracasso Quanto nne fece chella scemmetarra. E 5. 80. E fa fracasso co la spata soja.
– Pettola. L’estremità inferiore della camicia, soprattutto quando esce fuori dai calzoncini dei bambini aperti dietro e dinanzi; e dicesi Pettola de nanze quella che esce dinanzi, e Pettola de dereto quella che vien fuori di dietro. Per estensione vale Camicia. Quattr. Ar. 98. Avive chell’aitate Che se porta la pettola da fora. E 232. Se trasettero la pettola Tutte duje lo stesso juorno. Cap. Son. 124. Signure mieje, trasiteve le pettole. E g. 12. Pe spremmere lo mucco da sso naso Saje che nce vo? na pettola de culo. E Il. 5. 176.
E le mosta la pettola nchiaccata. Cort. Vaj. pref. XIV. Corrarranno tutte a rompecuollo co le pettole auzate pe m’aparare. Tior. 10. 2. O che na coda m’esca comm’a pettola. Fas. Ger. 7. 113. Che la pettola ognuno s’ha allordata. Cerl. Vill. 1. 1. Nce mancano le pettole de dereto. (Si parla di camice). Fuorf. 2. 2. 5. Sempe picce te puorte int’a ssa pettola.
E altre come ire a lo frisco: ‘vale in gergo Usar sodomia’. Oppure jocare a la loca che ‘in gergo vale Mastrupare, perché in quel giuoco si suole dimenare i dadi prima di trarli’. Maneca d’ancino: ‘vale Ladro’; pelleguante: ‘Vulva’; na pelosa: ‘vale Una mala parola’. Piattino: ‘Natiche delle donne’; fare no piattino a uno: ‘vale Tessergli un’accusa che lo metta in disgrazia’. Sponsile: ‘In gergo è il Membro virile’. Tagliafaccia: ‘Oltraggio, Insulto’.