Ieri, 5 dicembre, nelle prime ore del pomeriggio sulla pagina Facebook Potere al popolo – Napoli è stata diffusa la notizia del pignoramento dei beni della società di Enzo Albertini, tutore di Napoli Sotterranea. A seguito della vicenda, è stata sospesa anche la normale attività turistica del sito. Il motivo scatenante sarebbe stato il mancato pagamento degli stipendi a una dipendente.
Tempo fa, infatti, la donna aveva vinto una causa con l’oggetto d’accusa riguardante il lavoro a nero. Nonostante Albertini avesse ricevuto l’obbligo, da parte del giudice, di pagarle gli stipendi che spettavano di diritto alla donna, pare che la cosa non sia mai avvenuta. E proprio il mancato rispetto della sentenza ha provocato l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario.
Ovviamente il fatto ha provocato reazioni molto accese nel pubblico. Napoli sotterranea è una delle maggiori attrazioni napoletane e nel periodo natalizio, come ogni altro sito, vede un’affluenza ancora più intensa. Al momento saltano, quindi, i piani di turisti stranieri e visitatori della zona che avevano deciso di esplorare la bellezza misteriosa di questo luogo.
Nonostante il “cambio programma”, però, la risposta del pubblico è stata decisamente solidale nei confronti della lavoratrice sfruttata e privata di ogni diritto. Basta dare un’occhiata ai commenti sotto il post di Potere al popolo – Napoli e altri in rete per capire come la pensano i napoletani e non.
Molti pongono l’accento sul fatto che un bene pubblico come Napoli sotterranea non può essere gestito da un privato. E molti sono quelli che si immedesimano nella situazione della lavoratrice tenuta a nero. Questo singolo caso la dice lunga sulla situazione generale.
Il lavoro a nero toglie diritti, dignità e speranza a ogni lavoratore che ogni giorno si sveglia con la voglia di migliorare la propria condizione. Sono piccole lotte che devono partire dal basso e ribellarsi non è davvero mai banale.