L’argomento “bullismo” è tanto delicato quanto difficile da trattare. Il fenomeno è così diffuso, e si declina in così tante forme, che molto spesso non si sa nemmeno da dove cominciare. C’è il bullismo adolescenziale, quello sul web, e quello, non meno preoccupante, che si sviluppa tra i banchi di scuola. Anche tra i più piccoli. Ed è proprio quest’ultima realtà che ci viene mostrata nel cortometraggio “Non è un gioco”.
Il film ha due scopi ben precisi. Il primo è analizzare e mostrare quante e quali forme di bullismo ci possono essere, esplicite o meno. Il secondo è far capire, sia ai bambini che ai genitori, come comportarsi quando si è vittima diretta o indiretta dei bulli. Non a caso, i protagonisti assoluti del corto sono i bambini.
Il titolo del corto mette in risalto un punto fondamentale: non è un gioco. In molti, specialmente i bambini delle elementari, possono cadere in questo tranello: credere che il semplice prendere in giro, il prendere di mira un compagno o una compagna di classe sia solo un gioco. Ma le due storie raccontate nel film ci dimostrano l’esatto contrario.
Il film segue un gruppetto di bimbi delle elementari nella loro quotidianità. Tra le lezioni a scuola e le chiacchiere nell’intervallo, ci vengono mostrati due episodi distinti di bullismo. Il primo riguarda una nuova compagna di scuola, una bambina che, per motivi ancora sconosciuti, non riesce a relazionarsi con gli altri. Il secondo riguarda invece un ragazzino, che viene preso di mira dai compagni per futili motivi.
Il corto “Non è un gioco” è stato proiettato sabato 7 dicembre nella Chiesa Sant’Artema di Pozzuoli. A presentarlo il regista Gennaro Iago Esposito e le fondatrici dell’associazione “Il volo di Iris”. Il cortometraggio in questione, infatti, rappresenta solo una parte di un progetto più grande che mira a combattere il bullismo nelle scuole: “Sbulloniamoci”.
Le fondatrici dell’associazione e ideatrici del progetto sono l’avvocato Anna Giovanna Pepe e la psicologa Roberta Monfrecola, che desideravano realizzare qualcosa che desse ancora più forza e più risultati di quelli che già stavano ottenendo. È nata così l’idea di ampliare i confini del progetto “Sbulloniamoci” con un linguaggio universale: il video.