Il Decameron a Napoli: luoghi e personaggi reali della novella di Andreuccio da Perugia
Gen 30, 2020 - Marco Visconti
Giovanni Boccaccio, poeta di Certaldo (o forse Firenze), ha vissuto la sua età giovanile nel territorio di Napoli per aiutare il padre nel mestiere della mercatura. Nella novella “Andreuccio da Perugia” contenuta nel Decameron comprendiamo la dimestichezza che ha il poeta col territorio e le persone che ci vivono.
La seconda giornata è capeggiata da Filomena e “ … Si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine”. La quinta novella è descritta da Fiammetta quale musa ispiratrice del poeta. Il protagonista, da cui si rimanda il titolo, è Andreuccio figlio di Pietro. Un “cozzone” (mercante) di cavalli che vive a Perugia. Nell’immagine di copertina, abbiamo il nostro Andreuccio rappresentato dal genio di Pier Paolo Pasolini nel suo film “Il Decameron”.
Il mercante si sposta nella chiassosa città mercantile di Napoli governata da Carlo II non appena viene a sapere che ci sono cavalli appetibili d’acquistare. Napoli è una chiassosa e importante città mercantile che, ai tempi degli angioini, vanta ottimi cavalli di razza. Il mercante porta con sé una borsa contenenti 500 fiorini d’oro. Il fiorino si può paragonare con un po’ di forzatura all’euro di oggi. Una moneta utilizzata sia in Italia sia in alcuni Paesi d’Europa. Inizialmente è di argento poi, nel 1253, d’oro con un peso di 3,54 g e 24 carati.
Il Mercato cui fa riferimento Boccaccio può essere Piazza Mercato. Essendo il nome riportato con l’iniziale maiuscola non fa riferimento a un mercato qualsiasi. Carlo I fa emanare un provvedimento giuridico di spostare la sede del mercato cittadino da San Lorenzo a Piazza Mercato e nei giorni di lunedì e venerdì. Il successore Carlo II lo conferma. Il mercante ingenuamente esibisce la sua borsa destando attenzione di una giovane cortigiana siciliana, Fiordaliso. La donna è in compagnia di un’anziana signora, anch’essa siciliana, che conosce Andreuccio. La signora si avvicina al mercante e parlano. La prostituta si fa comunicare tutte le informazioni sul mercante dall’amica. Nel frattempo Andreuccio non fa alcun affare al Mercato e va via. Fiordaliso manda una sua serva da Andreuccio dicendogli di una donna intenzionata di parlargli. Lui illusoriamente crede di aver fatto subito colpo.
Va nella casa di Fiordaliso posta nel quartiere “Malpertugio”. La vede descrivendola vestita perbene e di bell’aspetto. La donna lo porta nella sua stanza che così viene descritta:
“Quale di rose, di fiori d’aranci e d’altri odori tutta oliva, là dove egli un bellissimo letto incortinato e molte robe su per le stanghe, secondo il costume di là, e altri assai belli e ricchi arnesi vide; per le quali cose, sì come nuovo, fermamente credette lei dovere essere non men che gran donna ”.
Una prostituta che, rapportata a oggi, assume i connotati di una escort. Fordaliso gli spiega il motivo dell’incontro perché sono fratelli. Per essere più veritiera gli dice del padre e della sua avventura con sua madre in Sicilia. Gli spiega anche del motivo per cui si è spostata a Napoli avendo conosciuto un cavaliere di chiara fede Angioina. Essendo il territorio di Sicilia sotto il controllo degli Aragonesi, il re Federico d’Aragona lo viene a sapere e lei è obbligata a spostarsi. Il territorio di Sicilia un tempo degli angioini, poi passa agli aragonesi con la rivolta dei vespri siciliani seguita dalla pace di Caltabellotta (1302). Molti di fede Angioina si sono spostati a Napoli ricoprendo secondo i casi ruoli importanti nella società oppure riempiendo le sacche di poveri, come Fiordaliso.
La donna invita al “fratello” di restare per la notte, lui è incerto, però poi accetta. Va nella sua camera, dove poggia la borsa con i fiorini e va in bagno. Esso è posto in un ambiente separato dalla stanza e, tra i due luoghi, c’è una trave di legno non fissata. Camminando sopra cade in una cloaca. Sporco di cacca oltrepassa un muretto e va in direzione dell’abitazione della donna. La porta è chiusa, lui bussa insistentemente e risponde prima una delle serve che, sentendo il motivo per cui si trova lì, non lo apre. Poi i vicini di casa ascoltando il vocìo lo prendono per un ubriacone. Infine a convincerlo di andare via è il protettore di Fiordaliso, un “bacanale” (uomo autorevole) di nome Buttafuoco che è pronto a riempirlo di botte. Così Andreuccio va via e cerca di dirigersi verso il mare ma sbaglia perché va in via Catalana (rua o ruga Catalana) addentrandosi nel centro cittadino.
Benedetto Croce nel suo testo “Storie e leggende napoletane” afferma che Malpertugio si trova nella via antistante ruga o rua Catalana ed è visibile nel disegno di Dupérac Lafréry (1556) in “Veduta della città di Napoli”. Attualmente il rione è andato perduto a causa del risanamento di fine Ottocento.
Andreuccio si trova in pericolo, di sera ci sta il coprifuoco dopo il suono della campana e solo le autorità locali circolano. Ci sono all’ordine di giorno casi di ruberie e omicidi. Andreuccio andando verso il senso opposto incontra due ladri che lo invitano di unirsi al gruppo per derubare un anello di rubino della salma di un vescovo, Filippo Minutolo, che si trova in un sarcofago nella chiesa madre (il Duomo di Napoli). Lui accetta, però prima si deve lavare e lo fa grazie a un pozzo. I pozzi si trovano in ogni quartiere. Tolgono il secchio alla corda per far calare Andreuccio nel pozzo. Una volta che si è lavato, l’accordo è che i suoi compagni lo avrebbero tirato su. Tuttavia arrivano delle autorità locali e i ladri scappano. Essi vogliono abbeverarsi dal pozzo e tirano la corda. Andreuccio si fa tirare e furbamente si mantiene al bordo del pozzo. Le autorità alla vista di tutto ciò scappano a gambe levate. Quando Andreuccio esce fuori, rincontra i ladri e vanno verso la chiesa madre. Giunti nell’edificio scoperchiano la tomba e Andreuccio va all’interno. Sapendo che i ladri non gli avrebbero dato la refurtiva, lui passa gli oggetti di valore della salma e s’intasca l’anello di rubino. Una volta che avvisa i ladri che non c’è più nulla, loro lo chiudono nella tomba.
Sarà riaperta solo dopo l’arrivo di altri ladri e tra questi c’è un prete. Una volta riaperta, esce fuori Andreuccio e, loro, scappano via dalla paura. Così Adreuccio porta con sé l’anello andando via da Napoli. Ci troviamo dinanzi a un personaggio dinamico che da ingenuo diventa astuto, da mercante diviene un ladro. La storia di questo personaggio fantastico ha molto in comune con uno realmente esistito nel 1313 ed è Andrea da Perugia. Questo è il corriere di Adenolfo d’Aquino. Fiordaliso è verosimigliante a una donna siciliana di nome Flora e che ha vissuto nel XIV secolo nello stesso rione citato dal Boccaccio. Un’altra persona vissuta pressoché nello stesso periodo di Flora è Buttafuoco, un omonimo del personaggio del brano. Anche lui siculo il quale si è spostato a Napoli per fedeltà agli angioini e questi in cambio gli hanno dato dei privilegi. Infine un altro personaggio realmente esistito è Filippo Minutolo, morto nel 1302. Uomo di chiara devozione angioina, grande diplomatico e responsabile di aver ingrandito il duomo di Napoli. La tomba citata dal Boccaccio è ancora oggi visibile nel Duomo però, secondo Croce, è situato altrove rispetto al luogo di origine.
Prestando attenzione ai termini del testo, esso ha molti riferimenti al mondo della mercatura. Una pratica assai cara all’ordine sociale della borghesia che, a quei tempi, è sempre più in ascesa. Non dimentichiamoci che lo stesso Boccaccio e Andreuccio fanno parte di questo mondo.
FONTI
– Alfano, E. Grimaldi, S. Martelli, Atti di convegno Boccaccio angioino. Per il VII centenario della nascita di Giovanni Boccaccio, Napoli – Salerno, 23 – 25 ottobre 2013
– A. Busi, Il Decamerone, Milano, Bur, 2013
– B.Croce, Storie e leggende napoletane, Milano, Adelphi,2013