Ferrero in Calabria, no del Consorzio delle Nocciole: “Siamo imprenditori, non coloni”
Feb 11, 2020 - Chiara Di Tommaso
La Ferrero guarda con attenzione alla Calabria e alla sua produzione di nocciole. La multinazionale di Alba ha in progetto di allargare le proprie forniture italiane. Un modo per rafforzare la presenza del nostro Paese nei suo prodotti comprati in tutto il mondo.
Ma forse anche un modo per rispondere alle polemiche lanciate qualche mese fa da Matteo Salvini che aveva dichiarato di non mangiare Nutella perché al suo interno c’erano nocciole turche. Ed è infatti la Turchia il primo paese a cui si rivolge la Ferrero per le sue nocciole. Per questo la multinazionale ora ha chiesto alla Calabria un aiuto.
La Calabria però ha risposto con un secco no. In una nota Giuseppe Rotiroti, presidente del Consorzio di Valorizzazione e Tutela della Nocciola di Calabria di Torre di Ruggiero ha spiegato i motivi del rifiuto.
“Già siamo stati contattati tre anni fa dalla Ferrero che si apprestava a lanciare il progetto Nocciola Italia e abbiamo risposto no. In primo luogo gli alberi, che ci donano la ‘tonda Calabrese’, non hanno le caratteristiche per una produzione più intensiva. Per gli obiettivi della Ferrero di fatto non basterebbe l’intero territorio vocato alla produzione e ricompreso tra i Comuni di Cardinale, Torre di Ruggiero e Simbario.
Qui c’è una storia produttiva che parte dal Regno delle Due Sicilie ha disegnato il territorio e consentito il raggiungimento di una qualità riconosciuta ormai a livello nazionale ed internazionale. Il progetto della multinazionale invece richiederebbe grandi distese, una qualità ridotta a fronte di una quantità che sarebbe invece enormemente superiore. Le nocciole sarebbero poi trasformate fuori. La nostra scelta è quella della qualità e di una trasformazione del prodotto che deve avvenire qui, consentendo alle imprese di strutturarsi ed ai territori di mantenere la propria identità”.
Inaccettabile l’idea di una produzione fuori la Regione.
“Le nocciole sarebbero trasformate fuori non portando ricadute economiche e occupazionali sulla Regione. Come consorzio, abbiamo deciso di puntare sul piccolo imprenditore che intende diventare grande attraverso la qualità del proprio prodotto. Noi facciamo altri tipi di interventi, cerchiamo di trasformare il prodotto sul luogo e creare posti di lavoro sul nostro territorio. Vogliamo creare qualcosa che leghi il prodotto alla nostra regione per una sinergia tra comunità e agricoltura”.
Come spiegato poi su Fb dal Consorzio:
“Le nocciole sarebbero trasformate fuori in un meccanismo che non produrrà occupazione, relegandoci ad essere non imprenditori ma coloni”.
Dopo il no della Calabria, la Ferrero quindi dovrà cercare altre regioni. Magari ci proverà con la Campania dove sono tantissime le produzioni di qualità.