Michela Musto è una giovane architetto e docente universitaria di Napoli. La sua carriera professionale l’ha portata a viaggiare molto, sia in Italia che all’estero. In particolare i suoi studi a Londra e i suoi lavori in Medio Oriente le hanno dato spunti creativi per realizzare un progetto originale da esportare nella sua terra d’origine. Perché alla fine Napoli resta sempre il primo amore.
Michela Musto è l’ideatrice del progetto e direttrice di ‘Makers Lab’. Un laboratorio di fabbricazione digitale che si trova all’interno della libreria su tre piani ‘The Spark Creative Lab’, in Piazza Bovio.
“Mi occupo di fabbricazione digitale, quindi di tutto il mondo legato alla prototipazione, dalle stampe 3d, alle tecnologie e il design. Amo viaggiare e questo progetto è un po’ un incontro di tutte le mie esperienze relative al design. L’idea è stata quella di portare su Napoli un centro legato all’innovazione e alla creatività senza tralasciare gli aspetti più tradizionali della nostra cultura come l’artigianato, il mondo del libro e dell’editoria. In ‘The Spark’ c’è un’attenzione all’architettura, alle arti e alla moda oltre a uno spazio di co-working dove è possibile venire a progettare da soli o in team e avere riunioni di lavoro. All’interno della strutture ci sono anche altre attività significative. Abbiamo un bar che stiamo arredando con gli oggetti stampati dalla nostra stampante 3d, persino cioccolata. Ma molto importante è lo spazio eventi, fatto per la divulgazione e la formazione. Oggi abbiamo lanciato l’open day dove illustriamo l’offerta didattica che al momento conta una trentina di corsi alcuni molto specifici sull’architettura, sulla scrittura creativa e sull’arte in generale. Mi piace occuparmi non solo di design ma anche di formazione. Una formazione che sia all’avanguardia per il territorio e sopperisca in aree didattiche dove dovrebbero esserci enti più strutturati a garantirla”.
Cosa è il Makers Lab?
“Il Makers Lab ha diverse funzioni. Una su tutte quella della prototipazione, c’è sia un servizio online dove è possibile inviare file oppure è possibile direttamente venire in ‘The Spark’ ed essere seguiti dal punto di vista della progettazione dai nostri esperti. ‘The Spark Makers Lab’ è service, è consulenza per le aziende, c’è una parte di formazione e una di sperimentazione e di creazione di oggetti di design. Avremo una nostra linea di arredi e di cartoleria. Affianco a questo c’è una rete di open sharing per una concezione di apertura totale alla rete e al territorio. Anche se ancora non siamo aperti, siamo attivi da agosto ed è uno spazio usato quotidianamente da studenti e professionisti. Abbiamo avuto l’opportunità di realizzare del merchandising per il fotografo Mario Spada, abbiamo partecipato a diversi convegni tenuti dall’Ordine degli Ingegneri per modellini architettonici come quello presentato per l’Unicef. La fabbricazione digitale è una materia trasversale, siamo aperti al mondo della moda, della fotografia e per ognuno di questi progettisti ci sarà uno spazio pronto per realizzare i loro progetti”.
Non è strano l’accostamento tra una libreria e il mondo digitale?
“Sono una persona ricca di contrasti. Il libro per quanto tradizionale, è ancora alla base della nostra conoscenza. Non c’è design senza cultura e conoscenza oltre a farti avere consapevolezza del proprio prodotto. Quello che io vorrei accadesse in ‘The Spark’ è la possibilità di informarsi e lasciarsi ispirare dai libri, progettare nel nostro spazio co-working, realizzare i proprio prodotti nel laboratorio di fabbricazione digitale e mettere questi stessi prodotti in vendita nei nostri spazi commerciali. Per un designer e per un creativo che viene alla libreria ‘The Spark’ la mattina, potrebbe capitare di avere già il proprio prodotto in vendita dopo poche ore. Spero che questo circolo virtuoso si attivi presto. Insieme a questo progetto poi abbiamo dato vita a ‘The Spark Press’, una casa editrice che ora è nata quindi ha all’attivo solo una pubblicazione. Abbiamo tantissime richieste ma vogliamo mantenere alta la qualità dei nostri prodotti, quindi stiamo valutando per altre pubblicazioni. Ci sarà anche una collana dedicata al design e alla fabbricazione digitale”.
Hai viaggiato tanto sia per lavoro che per convegni all’estero, come mai sei tornata a Napoli?
“Ho lasciato Napoli a 17 anni per studiare all’Università di Ferrara, sono stata In Brasile, ho lavorato a Parigi, Londra, in Medio Oriente, tra Iran ed Emirati Arabi. Poi sono tornata a Napoli e mi sono innamorata di nuovo follemente di questa città. Mi hanno richiamato a Londra per insegnare ma poco dopo ho detto basta e sono ritornata qui dove mi sono dedicata a questo progetto della libreria ‘The Spark’ insieme a Francesco Wurzburger. Volevo fare una cosa magnifica per me e la mia città”.