Coronavirus, i pediatri rassicurano: “I bambini reagiscono meglio all’infezione”
Feb 26, 2020 - Martina Di Fraia
Father and son holding hands
L’epidemia di Covid-19 continua ad avanzare in Italia. Tra i casi accertati di contagio di sono 6 minorenni. Nello specifico si tratta di una bambina di 4 anni, due bambini di 10 anni e un ragazzo di 15. Ma per questi ultimi casi non c’è motivo di spaventarsi: secondo i virologi di tutto il mondo, i bambini sono molto più resistenti al coronavirus rispetto agli adulti.
Basti pensare che in Cina, il paese da cui è partito il contagio, non si è registrato nessun decesso tra i più piccoli . “Finora non c’è stato nessun decesso sotto i dieci anni. Il virus avrebbe solo lo 0,2% di letalità tra i 10 e i 19 anni e resta stabile fino ai 39 anni“, dichiara al Corriere della Sera Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatria.
Esistono, in effetti, molti virus che sono molto aggressivi solo in alcune fasce di età. “Pensiamo alla varicella ad esempio, che colpisce soprattutto i bambini ed è una malattia affrontabile mentre negli adulti diventa malattia importante”, continua Villani.
“Sappiamo che i coronavirus sono la causa più frequente di raffreddore, e i bambini vanno incontro ripetutamente a infezioni da coronavirus. È possibile che la risposta immunitaria a queste infezioni recenti aiuti i bambini a difendersi meglio anche dal nuovo Covid-19. Inoltre, il sistema immunitario dei bambini potrebbe essere in grado di rispondere meglio all’infezione perché più reattivo“.
In ogni caso, la Federazione Medici Pediatri elenca una serie di consigli per i genitori dei più piccoli. Prima di tutto, bisogna andare dal pediatra solo se necessario, cercando di risolvere prima i problemi al telefono. Si consiglia anche di non affollare la sala d’attesa, rispettando gli orari degli appuntamenti.
Per evitare il rischio di contagio, meglio tenere in braccio il bambino, se non è in grado di star seduto, ed evitare che gironzoli in sala d’attesa; controllare che tocchi meno possibile le attrezzature dello studio, che potrebbero essere contaminate da secrezioni; far usare al piccolo un gioco o un oggetto portato da casa e non permettergli di condividerlo con altri pazienti.