I casi di Covid-19 nella Regione Campania sono in aumento, e all’Ospedale Domenico Cotugno di Napoli si lavora senza sosta per effettuare i test. Tutti i tamponi devono infatti passare da questo laboratorio, per poi essere inviati all’Istituto Superiore di Sanità. E il dott. Luigi Atripaldi, direttore dei Servizi Diagnostici, apre uno squarcio sulla psicosi da coronavirus che stanno vivendo i partenopei negli ultimi giorni.
In un’intervista a La Repubblica a firma di Giuseppe del Bello, Atripaldi spiega innanzitutto a quale mole di lavoro siano sottoposti medici e infermieri. “Finora abbiamo fatto circa 400 esami in meno di una settimana. Ogni indagine molecolare richiede più di tre ore, e su questo fronte lavoriamo in dieci tra tecnici e dirigenti in una non-stop continua.
Ma bisogna chiarire che se noi in ospedale facciamo la nostra parte con notevoli sforzi, mettendoci a disposizione dei pazienti , è però necessario che tutti i cittadini in ansia per il coronavirus siano informati a dovere prima di richiedere i test specifici”.
Al Cotugno, infatti, troppe le persone richiedono che venga loro effettuata la ricerca del coronavirus senza presentare le condizioni necessarie. Un esempio: “Se un soggetto arriva in pronto soccorso senza o con scarsi e irrilevanti sintomi, ed è proveniente da una regione come la Lombardia, e non da un comune identificato come focolaio, non va sottoposto ad alcun esame specifico“.
Questa psicosi da coronavirus, secondo Luigi Atripaldi, è legata anche al fatto che i rischi dell’infezione appaiono ingigantiti nell’immaginario collettivo. “Non c’è dubbio che c’è stata una sopravvalutazione dei pericoli correlati a una patologia che certamente non va presa sotto gamba, ma neanche temuta come la peste.
Questo semplicemente perché non presenta caratteri di particolare gravità e soprattutto, nell’80 per cento dei casi si manifesta come una semplice forma influenzale. A mio parere se ne sta parlando troppo e questo eccesso determina una reazione a catena, con sempre più persone che entrano in un forte stato di ansia”.
Di recente, anche un infermiere del Cotugno ha denunciato la situazione in cui si ritrova il personale sanitario del Cotugno. Spesso gli infermieri sono infatti costretti a “fare da buttafuori per le centinaia di persone che vogliono buttare giù la porta con la pretesa che gli venga fatto un tampone per coronavirus”. E ha affermato: “Ci vuole l’esercito, altro che tre infermieri“.