Coronavirus, bambino di un anno positivo e in isolamento. E’ in prognosi riservata
Mar 03, 2020 - Chiara Di Tommaso
Tra i casi di pazienti positivi al coronavirus e ricoverati in terapia intensiva c’è anche un bambino di un anno. La notizia viene confermata dallo staff medico dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in cui è ricoverato il piccolo, nel corso di una conferenza stampa.
“Abbiamo 26 malati di coronavirus a San Giovanni Bianco e 126 al Papa Giovanni. Questo non significa che sono tutti in terapia intensiva che, al momento, ha 25 posti letto, con altri 12 in terapia sub intensiva. I pazienti ricoverati sono di età compresa tra i 50 e i 75 anni. Abbiamo anche un bambino di un anno, in prognosi riservata, e due giovani di 35 anni oltre a un anziano di 81 anni“.
Il direttore delle Malattie Infettive del nosocomio, Marco Rizzi, spiega lo stato di salute del bambino di un anno affetto da coronavirus:
“Per quanto riguarda il bambino possiamo dire che è sì in prognosi riservata quindi grave, ma è anche vero che i bambini hanno capacità di ricovero per i polmoni che sono molto superiori a quelle degli adulti. Cioè, ricoverano il polmone anche molto prima”.
Il piccolo non è però intubato e respira da solo. Sui due ragazzi 35enni, il direttore del dipartimento di Emergenza e urgenza e area critica spiega:
“Sono un’eccezione per quanto riguarda la nostra coorte di pazienti, dove l’età media è tra i 50 e i 75 anni”.
Una notizia che preoccupa perché riguarda un virus che fino a questo momento non aveva coinvolto i bambini. Nei giorni scorsi infatti una paziente positiva aveva partorito e suo figlio era risultato negativo. Ad oggi in Italia sono 2.263 i contagi, i decessi sono saliti a 79 (+27 in un giorno). Mentre sono 160 le persone guarite, +11 rispetto a ieri, ultimo bollettino della Protezione Civile di ieri alle 18. Tra i decessi tantissime le persone sopra i 60 anni. Per questo si era considerato il coronavirus come un virus letale e che colpiva prettamente i più anziani. Ma la giovane età del paziente 1 (il 38enne di Lodi da cui è partito il contagio in Italia) doveva far riflettere.