Coronavirus, l’esperto: “Fondamentali i primi 7 giorni per arginare il virus ed evitare l’ospedale”
Mar 25, 2020 - Marina D'Alessio
“I primi sette giorni di malattia sono fondamentali. Se facessimo tamponi rapidi a chi ha pochi sintomi e iniziassimo subito a curarli, molti pazienti non avrebbero bisogno dell’ospedale“.
È quanto afferma all’ANSA, il Dottore Francesco Le Foche, responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia al Policlinico Umberto I Università La Sapienza di Roma. L’immunoinfettivologo sostiene la gravità del sottovalutare i sintomi iniziali dovuti al Covid-19, che, venendo trascurati, si trasformano facilmente in casi in fin di vita e portano il paziente in condizioni disperate in ospedale.
Sarebbe nelle prime 72 ore, infatti, che i primi sintomi di Coronavirus effettuano il danno virale nelle cellule del polmone . “Dopo c’è una risposta del sistema immunitario, che crea una infiammazione simile a quella che si rileva nelle polmoniti interstiziali autoimmuni e dovuta alla cascata citochinica, che si sovrappone al danno fatto da virus. E, dopo circa 7 giorni, si arriva a un bivio: L’80% dei casi migliora, l’altro 20% può andare incontro a un interessamento del polmone profondo che induce una polmonite interstiziale bilaterali” spiega ancora.
“Per questi pazienti, oggi in Italia non si fa nulla, spesso non vengono individuati e quelli individuati vengono solo messi in isolamento domiciliare fiduciario” afferma l’esperto. Molti pazienti, con pochi sintomi, potrebbero essere trattati con idrossiclorodina, vecchio antimalarico orale, molto attivo sia come immunomodulante che nell’abbassare la capacità del virus di replicarsi.
Inoltre secondo Le Foche ci sono marcatori sierologici che “andrebbero utilizzati per individuare precocemente, con analisi del sangue da effettuare già nei primi 4 giorni, coloro che andranno incontro a una risposta immunologica molto forte, che porta alla terapia intensiva. A questi pazienti si può iniziare il trattamento con tocilizumab, farmaco per l’artrite, per il quale è partita una sperimentazione”.
La cosa migliore infatti sarebbe, secondo l’esperto, trattare questi pazienti a domicilio in quanto “il rapporto costo-beneficio, sia dal punto di vista umano che economico, sarebbe enorme“.
Un risparmio che gioverebbe anche a tutti gli Ospedali che in questo momento sono al collasso : “Le terapie intensive sono in sovraccarico perché abbiamo un ritardo nell’individuare i pazienti con sintomi e nell’iniziare a trattarli con antivirali che permettono di ridurre la replicazione del virus e evitare il peggioramento” conclude il luminare.