Coronavirus, i ricercatori: “L’epidemia in Italia è iniziata molto prima del 20 febbraio”


Il Coronavirus ha cominciato a circolare in Lombardia da prima del 20 febbraio. Probabilmente tutto ha avuto inizio già dal primo gennaio e il virus ha continuato a diffondersi per oltre un mese e mezzo prima della diagnosi del paziente 1 di Codogno, avvenuta il 20 febbraio.

Questo è quanto emerge dall’analisi pubblicata sul sito ArXiv, condotta da 14 centri di ricerca, con il coordinamento del Direttorato generale della Sanità della Regione Lombardia.

Ricostruendo l’origine dell’epidemia i ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 5.830 casi confermati nei laboratori della Lombardia, per fornire la prima caratterizzazione epidemiologica di un focolaio COVID-19 in un Paese occidentale.
“I dati epidemiologici sono stati raccolti attraverso interviste standardizzate su casi confermati e i loro contatti stretti. Abbiamo raccolto sfondi demografici, date di insorgenza dei sintomi, caratteristiche cliniche, risultati dei campioni delle vie respiratorie, ricovero in ospedale, tracciabilità dei contatti”.

Di qui l’affermazione da parte dei ricercatori sul fatto che “l’epidemia in Italia è iniziata molto prima del 20 febbraio 2020. Al momento del rilevamento del primo caso COVID-19, l’epidemia si era già diffusa nella maggior parte dei comuni della Lombardia meridionale”.

Quindi si è proceduto a ritroso, ricostruendo la catena dei contatti sempre più indietro nel tempo. Sono stati individuati così i casi sporadici comparsi nella regione dal primo al 29 gennaio e poi i casi più frequenti avvenuti dal 30 gennaio al 19 febbraio, con un picco di oltre 60 avvenuto il 18 febbraio.  Poi il 20 marzo, l’epidemia è uscita allo scoperto, con l’identificazione del paziente 1 presso Codogno.

“Abbiamo stimato una tendenza decrescente nel numero netto di riproduzione a partire dal 20 febbraio 2020. Non abbiamo osservato cariche virali significativamente diverse nei tamponi nasali tra sintomatico e asintomatico. Il potenziale di trasmissione di COVID-19 è molto elevato e il numero di casi critici può diventare in gran parte insostenibile per il sistema sanitario in un orizzonte di tempo molto breve. Abbiamo osservato una leggera diminuzione del numero di riproduzioni, probabilmente collegata a una maggiore consapevolezza della popolazione e ai primi effetti degli interventi. Sono necessarie strategie di contenimento aggressive per controllare la diffusione di COVID-19 e gli esiti catastrofici per il sistema sanitario”.


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