Daniele, infermiere a Napoli: “Io positivo ma non mi sorprende. Scarseggiano le protezioni”


In questi giorni il personale medico degli ospedali campani è in prima linea nell’affrontare l’emergenza coronavirus. Se in tutta Italia sono 5 mila i medici e gli infermieri contagiati (tra cui anche un medico di Aversa che lavora a Barcellona), purtroppo anche Daniele si somma a questo elenco.

Daniele è un infermiere di 28 anni che lavora presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli, abita a Teverola e lunedì sera è risultato positivo come ha annunciato pubblicamente sul suo profilo Facebook:

“Uno dei due casi positivi al COVID-19 comunicati, qualche minuto fa, dal Sindaco del Comune di Teverola, sono io. Lo dico perché tengo a precisare che, sicuramente, l’ho contratto durante il mio lavoro, da infermiere. Giornate intere a lavorare, fino alla fine senza i dovuti DPI in quanto assenti in tutte le aziende ospedaliere. E mi dispiace non poterlo più fare per un po’. Perché sarà solo per un po’!
Sto bene, al momento, ma tengo a precisare, anche per tranquillizzare tutti coloro che si “preoccupano”, quando basterebbe stare semplicemente a casa e rispettare le disposizioni vigenti senza necessariamente fare i detective, che nell’ultimo periodo, consapevole dell’emergenza (in quanto infermiere) ho eliminato tutti i contatti. Sono stato in isolamento, anche dallla mia famiglia.

Sono stato responsabile, ma il fato, a quanto pare, non è stato buono con me. Ringrazio anche il Sindaco, Tommaso Barbato, per aver sin da subito, datomi tutte le informazioni e l’aiuto necessario. Ringrazio i miei amici e niente… andrà tutto bene!”.

L’agenzia di stampa LaPresse riporta poi un video dove l’infermiere trovato positivo al Covid-19 lancia un appello:

“Nei giorni scorsi sono entrato in contatto con dei pazienti che si sono rivelati positivi e per questo motivo ho dovuto effettuare anche io il tampone. Tampone che è risultato positivo. A essere sincero il risultato non mi sorprende perché purtroppo le condizioni con cui stiamo lavorando sono veramente precarie. Scarseggiano i dispositivi di protezione individuale: mascherine, guanti, visiere che fondamentalmente sono l’unica cosa che ci divide dal virus. La situazione degli ospedali è critica. I posti in rianimazione sono tutti finiti, si recavano nuovi posti dalle sale operatorie sfruttando i respiratori delle sale. Se non ci diamo una regolata e decidiamo di cambiare realmente le cose, la situazione difficilmente inizierà a cambiare e purtroppo sarà doveroso fare delle scelte su chi salvare e chi no”.


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