Secondo il decreto del presidente del consiglio dei ministri presentato in conferenza stampa da Giuseppe Conte, i parrucchieri, i barbieri e gli estetisti saranno gli ultimi ad aprire. La data fissata è quella del 1 giugno, un lunedì, giorno spesso di chiusura per queste attività. Poi il 2 è la festa della repubblica e la reale apertura potrebbe così slittare al 3 giugno.
Due mesi di chiusura che hanno comportato un danno enorme stimato in oltre 30 milioni di euro solo in Campania, con oltre 60 mila persone a spasso. Ad accendere i riflettori su questa situazione di crisi del settore è la Casartigiani di Napoli che scrive:
“16mila Acconciatori e centri estetisti in Campania con 64mila addetti sono fermi dall’inizio di marzo, una condizione per la tipologia di impresa di servizi alla persona inconcepibile perché, secondo Casartigiani Napoli, non c’è attività più sicura di queste.
Secondo le prime stime del Centro Studi di Casartigiani Napoli, le perdite per il settore ammonterebbero già a oltre 30 milioni di euro. Solo a Napoli e provincia il comparto conta 8mila imprese con 36mila addetti“.
Come spiegato dal presidente Luciano Luongo il problema è legato anche alla cancellazione degli eventi:
“Il comparto non producendo beni ma servizi non potrà recuperare il lavoro perduto, e essendo collegato molto anche alle cerimonie, agli eventi e allo spettacolo, rinviati a molto dopo la pausa estiva, il danno è oltre le stime”.
Casartigiani quindi chiede un intervento urgente da parte del governo e maggiore chiarezza:
“Ci stiamo mobilitando in tutta Italia facendo pressioni politiche ai tavoli più alti, facendo comprendere le ragioni di una indispensabile rivisitazione della data di apertura e di un sostegno vedo alle imprese. Secondo Luongo occorrono contributi a fondo perduto, perché indebitate con finanziamenti e rate le nostre imprese le farà salvare dal civid-19 ma le farà morire sane ad ottobre per debiti. Occorre urgentemente chiarezza sui DPI. Tra queste: lo svolgimento delle attività esclusivamente su appuntamento (telefonico, tramite app o mail), presenza di un solo cliente per volta in area reception, spogliatoi, servizi igienici; permanenza dei clienti all’interno dei locali limitatamente al tempo strettamente; indispensabile all’erogazione del servizio/trattamento; adozione – per le imprese maggiormente strutturate – di orari di apertura flessibili con turnazione dei dipendenti. Poter accogliere clienti non in base ai metri quadri ma in base al personale dipendente/forza lavoro.
Limitatamente ai saloni di acconciatura, delimitazione degli spazi con applicazione sul pavimento di scotch di colore ben visibile; utilizzo di postazioni alternate sia nella zona del lavaggio che nelle zone trattamenti; distribuzione della clientela tra gli addetti in modo tale che ciascun operatore abbia in carico un massimo di due clienti contemporaneamente qualora uno dei due sia in fase di attesa tecnica (tempo di posa del colore) se sussistono spazi organizzativi sufficienti.
In ogni caso poi utilizzo mascherina e guanti; igienizzazione delle postazioni di lavoro dopo ogni trattamento/servizio; disinfezione dei servizi igienici dopo ogni utilizzo; utilizzo, ove possibile, di materiali monouso e lavaggio a temperatura adeguata e con prodotti igienizzanti dei materiali in tessuto; posizionamento di soluzioni disinfettanti all’ingresso e in corrispondenza di tutte le postazioni lavoro, a disposizione di operatori e clientela. Queste le ipotesi dove si attende provvedimento ufficiale, ma le imprese del settore responsabilmente già sono pronte e hanno adottato tutti gli accorgimenti – chiude Luongo – perché tengono ai propri clienti come a loro stessi e ai loro dipendenti difatto parte della loro famiglia perché al loro fianco tutti i giorni per regalare benessere a tutti noi. Il Governo ascolti di meno i tecnici e di più gli imprenditori Artigiani”.
Alcuni acconciatori, si sono incatenati davanti al loro negozio dopo averlo attrezzato con sanificazione e dispositivi di sicurezza anti-covid i loro saloni. Una forma di protesta contro il prorogassi della chiusura. Ma purtroppo c’è anche chi a Napoli e provincia sta continuando a lavorare a domicilio, violando i decreti e andando contro gli interessi di alcuni acconciatori ed estetisti. Lo denuncia anche il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, in un post su Facebook:
“In questi giorni continuano ad arrivarmi segnalazioni riguardanti parrucchieri, barbieri ed estetisti che, senza tener conto di alcuna disposizione e incuranti dei divieti esistenti, starebbero esercitando il proprio mestiere a domicilio, infrangendo una serie di divieti. Presenterò una segnalazione alla Guardia di Finanza e alla Polizia municipale. Ed invito chi è a conoscenza di episodi reali, ad esporre denuncia presso le autorità competenti. Nel rispetto di tutti, del lavoro di ciascuno, soprattutto di chi si attiene alle regole nonostante tutte le difficoltà del momento, per la tutela della salute, invito a fermarsi chiunque abbia in mente di esercitare tali professioni a domicilio. E invito i possibili clienti a non richiederli: le sanzioni esistono per entrambi le parti. Impariamo ad essere rispettosi e responsabili!”.