Coronavirus, turismo in crisi: in tre mesi persi 81 milioni di turisti e 9,4 miliardi ma gli hotel restano aperti


Il Turismo è uno dei settori maggiormente colpiti dal coronavirus. Con il lockdown e le limitazioni a ogni spostamento che non sia per necessità o lavoro, le persone non possono più viaggiare. E da marzo le strutture ricettive del nostro Paese si sono viste cancellare tutte le prenotazioni. La pandemia si è poi estesa dal nostro Paese al resto del mondo, con ritmi diversi, e stabilire quando ci potrà essere la ripresa di questo settore è molto difficile.

L’Istat sul proprio sito ha provato a trarre un bilancio degli effetti economici dovuti al blocco dei flussi turistici. In base al DCPM n.19 del 25 marzo, le strutture ricettive di tipo extra-alberghiero sono state considerate attività non essenziali e, salvo eccezioni, hanno chiuso. Gli esercizi alberghieri possono invece continuare a operare ma nella grande maggioranza dei casi hanno chiuso dato che mancano i clienti. Alcuni Comuni, come quello di Napoli, hanno chiesto la disponibilità degli alloggi a strutture alberghiere ed extra alberghiere da destinare al personale sanitario durante l’emergenza da Covid-19 o per le donne vittime di violenza. Tutto però a titolo gratuito. E gli aiuti economici da parte del governo sono arrivati solo per chi ha partita Iva escludendo così piccoli imprenditori.

Il danno economico relativo al mancato turismo è più grave in Italia rispetto al resto d’Europa. Il nostro Paese infatti è al primo posto per quota di esercizi ricettivi sul totale Ue (più del 30% nel 2018) e al secondo per quota di presenze di clienti di residenza estera (50,6% nel 2019). Per l’anno 2018, l’Istat ha rilevato infatti circa 183 mila esercizi extra-alberghieri e 33 mila esercizi alberghieri. Nell’ultimo anno, a livello territoriale è il Veneto a detenere la quota maggiore di presenze turistiche (16,4% sul totale Italia), seguono Toscana (11%), Emilia-Romagna (9,3%), Lombardia (9,2%) e Lazio (9). Nel Mezzogiorno nessuna regione raggiunge una quota pari al 5%, con l’eccezione della Campania (5%).

Da marzo a maggio, in soli tre mesi, si stima un mancato guadagno per la spesa di turisti stranieri di 9,4 miliardi. Il dato è calcolato sulla scia di quello del 2019 dove la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in Italia ammonta a circa 44,3 miliardi euro. Al suo interno la componente più consistente è quella per i servizi di alloggio, che ne rappresenta circa la metà, seguono la ristorazione con oltre un quinto del totale e, con quote inferiori, lo shopping e il trasporto.

In un trimestre si sarebbero realizzate almeno 81 milioni di presenze turistiche, pari al 18,5% del totale annuale, soprattutto di clienti stranieri (56% delle presenze) e nelle strutture alberghiere (70,6%). E in Campania la perdita è ancora maggiore dato che i mesi di aprile e maggio sono tra quelli con più richieste date le festività (pasqua, festa della liberazione) e il Maggio dei Monumenti.

Ma i numeri del turismo influiscono negativamente anche sul Pil nazionale. I risultati preliminari del Conto Satellite del Turismo per il 2017 confermano che il peso del valore aggiunto delle attività turistiche sul totale dell’economia è circa il 6%.

 


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