Gli scienziati e i medici di tutto il mondo sono al lavoro per cercare di trovare un vaccino e possibili cure per sconfiggere il coronavirus. Motore Sanità si propone di contribuire al progresso della ricerca e delle conoscenze scientifiche nel campo sanitario, sia in Italia che all’estero.
Per questo ha deciso di organizzare delle conferenze tra esperti che si confrontano sui farmaci e sulle nuove scoperte relative al virus anche alla luce delle informazioni dei medici e delle autopsie fatte sui deceduti per covid-19. Come si legge sul sito di Motore Sanità, ci sono tre fasi distinte del virus che comportano un uso di diverso di farmaci.
PRIMA FASE – “Una fase “Virale” iniziale, durante la quale il virus si moltiplica nelle cellule dell’ospite e che crea diversi sintomi come malessere generale, febbre e tosse. Se si riesce a bloccare Ia malattia in questa fase il decorso è assolutamente benigno. Fatto salvo la circostanza in cui il paziente addirittura può attraversare questa fase anche senza sintomi e conseguenze di alcun tipo (asintomatici o paucisintomatici). Le scelte terapeutiche della prima fase “Virale” sono orientate prevalentemente al contenimento della crescita virale fino all’inizio della seconda (fase IIA in figura)”.
SECONDA FASE – “Una fase “mista” (IIA e IIB) in cui oltre agli effetti diretti del virus sull’ospite, iniziano a manifestarsi gli effetti indotti dalla risposta immunitaria dell’ospite stesso. In questa fase infatti la malattia si sta diffondendo nell’ospite causando diverse conseguenze a livello polmonare, fra cui alterazioni di morfologia e funzionamento, con sintomi di polmonite che può successivamente aggravarsi dando inizio alla terza fase. Le scelte terapeutiche nella seconda (fase IIB in figura) e terza fase “Infiammatoria” sono orientate all’obiettivo di contenere l’infiammazione violenta e le sue conseguenze”.
TERZA FASE – “Una terza fase “infiammatoria” che può evolvere verso una situazione grave dominata da una violenta infiammazione immunitaria dovuta alle molte citochine pro-infiammatorie prodotte dal paziente stesso (per questo definita tempesta citochinica), che determina le conseguenze più pericolose. A questo punto i danni a livello polmonare locale e quelli a livello sistemico diventano importanti, con problemi di trombosi diffusa dei piccoli vasi arteriosi e venosi e lesioni polmonari permanenti (fibrosi polmonare), che possono portare alla morte il paziente in breve tempo”.
Questi i farmaci fino ad ora utilizzati e raccolti dal seminario interattivo di Motore Sanità realizzato in collaborazione con Biomedia:
Situazione sperimentazioni autorizzate da AIFA:
22/04/2020 – BARCIVID – Studio sull’utilizzo di baricitinib
22/04/2020 – INHIXACOVID – Studio sull’utilizzo di enoxaparina
20/04/2020 – ColCOVID – Studio sull’utilizzo di colchicina
11/04/2020 – COLVID-19 – Studio randomizzato sull’utilizzo di colchicina
08/04/2020 – Hydro-Stop – somministrazione precoce di idrossiclorochina – ASUR-AV5 Ascoli Piceno 30/03/2020 – Tocilizumab 2020-001154-22 (tocilizumab) – F. Hoffmann-La Roche Ltd. –
27/03/2020 – RCT-TCZ-COVID-19 (tocilizumab) – AUSL – IRCSS di Reggio Emilia
26/03/2020 – Sarilumab COVID-19 (sarilumab) – Sanofi-Aventis Recherche & Développement 25/03/2020 – Sobi.IMMUNO-101 (emapalumab/ anakinra) – SOBI
22/03/2020 – TOCIVID-19 (tocilizumab) – Istituto Nazionale Tumori, IRCSS, Fondazione G. Pascale di Napoli
11/03/2020 – GS-US-540-5773 (remdesivir) – Gilead
11/03/2020 – GS-US-540-5774 (remdesivir) – Gilead
Questa invece una sintesi di quanto detto nell’ultimo Webinar (seminario interattivo) ‘Terapie Covid Consensus Conferenze’.
Matteo Bassetti (Direttore Unità Operativa Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino):
“Sicuramente ora rispetto alla fase iniziale sull’utilizzo dell’idrossiclorochina (farmaco anti-malarico, ndr) siamo più scettici, perché i dati non sono entusiasmanti. Sulle ali dell’entusiasmo nato da alcuni studi francesi abbiamo somministrato a tutti questo farmaco però francamente io oggi mi sento più riluttante sull’utilizzo su tutti di questo farmaco, se non all’interno di protocolli clinici ben delineati e/o progetti di ricerca. Ad esempio, stiamo iniziando uno studio per conto dell’OMS e quindi potremo vedere, se ci sarà o meno un beneficio nell’usare questo farmaco. Abbiamo proposto alla Regione Liguria, che ha accettato, un’esenzione per tutti i soggetti affetti da Covid 19 che devono tornare in ospedale”.
Massimo Andreoni (Direttore UOC Malattie Infettive, Policlinico “Tor Vergata”, Roma):
“Tutti i trial farmacologici che sono stati utilizzati oggi non sono ancora in nessun modo risolutivi. Sono stati utilizzati una quantità di farmaci enormi e alcuni sono stati anche fallimentari, mentre altri hanno dato risultati scarsi. Qualche farmaco è stato testato in vitro, altri dal vivo ma al momento non posso dichiarare che ci sia un farmaco risolutivo nella cura del Covid-19. Il virus è mutato, esistono degli studi che lo dimostrano, ma non è mutato in maniera significativa fortunatamente, soprattutto per la messa a punto del vaccino. Non sembra essere la mutazione la causa del calo dei morti e degli infetti”.
Gioacchino Angarano (Ordinario di Malattie Infettive, Università degli Studi di Bari, Direttore UO Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera “Ospedale Policlinico Consorziale” di Bari):
“L’incontro ha spaziato dalla patogenesi alla terapia, alle modalità di gestione intra ed extra ospedaliera, evidenziando le esperienze fatte sul campo dai partecipanti, tutti di grande esperienza e coinvolti pienamente nell’argomento e nella gestione diretta dell’emergenza. Le ancora insufficienti conoscenze hanno reso difficile giungere ad una posizione comune sui singoli farmaci da utilizzare, ma è risultato evidente che i farmaci antivirali disponibili sono ampiamente insufficienti, mentre la terapia antinfiammatoria può risultare più efficace se effettuata con il giusto timing”.