Dopo un lungo periodo di quarantena a causa del Coronavirus, è iniziata da 2 giorni la Fase 2, una fase molto delicata per cui bisogna fare molta attenzione e prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare che ci sia un nuovo picco di contagi. Però è necessario e doveroso un graduale ritorno alla normalità e bisogna abituarsi all’idea che questo virus circolerà ancora per molto, ma intanto dobbiamo conviverci. Dunque la paura di contrarre il virus è ancora molta e in Italia è scattata la corsa ai test sierologici.
Dopo gli ordini massicci fatti dalle Regioni, i cittadini si stanno recando nei laboratori privati che anche a prezzi contenuti (30-50 euro) offrono i test sierologici rapidi. Anche diverse imprese per il rientro dei lavoratori si stanno affidando a questi test per capire quanto il virus si è diffuso tra i proprio dipendenti, anche se i test sierologici non sono consentiti in tutte le regioni.
Ma a che servono i test sierologici? E soprattutto, possono essere validi sostituti dei tamponi?
Innanzitutto, i test sierologici servono ad individuare tutte quelle persone che sono entrate in contatto con il virus raccontando la storia della malattia attraverso l’individuazione degli anticorpi prodotti dal sistema immunitario in risposta al virus. Si possono distinguere due tipi di test sierologici: quelli rapidi e quelli quantitativi.
Questi ultimi sono considerati più affidabili anche perché valutano la quantità di anticorpi prodotti. Quelli rapidi in diversi casi producono falsi positivi e falsi negativi e quindi sono considerati meno affidabili. Nel complesso non esistono test sierologici che assicurino risultati certi al 100%.
Al momento infatti l’unica risposta certa sulla positività al virus può arrivare solo dai tamponi che però sono gestiti solo dalla Sanità pubblica che li destina solo a determinate categorie di persone.
Se vogliamo scoprire se siamo immuni e se abbiamo già avuto la malattia contratta senza i sintomi, allora i test sierologici sul mercato non daranno la risposta che si cerca. Neanche se si ricorre ai test quantitativi (quelli con il prelievo del sangue) poiché ancora non è certo che i test verifichino la presenza di anticorpi che neutralizzano il Covid.
Inoltre, secondo quanto si apprende da IlSole24Ore, durante la prima settimana dal contagio o dall’esordio dei sintomi non ci sono ancora gli anticorpi, quindi un soggetto potrebbe essere contagiato, ma risultare negativo al test sierologico.
Quindi, appurato che l’unica risposta certa la si riceve solo effettuando il tampone, a cosa servono i test sierologici?
Anche se i test sierologici vanno intesi in senso orientativo poiché non possono fornire diagnosi precise e soprattutto sostitutive ai tamponi, possono comunque rivelarsi in parte utili dandoci comunque una indicazione precisa: ci dicono se siamo venuti o meno in contatto con il Covid attraverso l’individuazione degli anticorpi. Quindi chi ha il sospetto fondato di essere stato vicino a un contagiato o ha avuto i sintomi del Covid attraverso il test sierologico può ricevere una informazione in più.
In ogni caso il consiglio, in caso di positività al test sierologico, è quello di informare il proprio medico di famiglia nella speranza di essere segnalati alla Asl e di ricevere il tampone.