Campania al terzultimo posto per numero di tamponi. L’Italia pian piano si sta tirando fuori dalla crisi sanitaria in cui era caduta negli scorsi mesi. La Campania sta per raggiungere quota 0 a livello di persone infettate ma un’analisi della Fondazione Gimbe ha portato alcune ombre sulla Regione.
“Rispetto alla ridotta pressione sugli ospedali, tuttavia – afferma il Presidente della fondazione Nino Catabellotta – il numero dei nuovi casi è influenzato dal numero dei tamponi eseguiti dalle Regioni e pertanto soggetto a possibili distorsioni“.
Per tali ragioni la Fondazione GIMBE ha condotto un’analisi indipendente sui dati della Protezione Civile che dal 19 aprile, oltre al numero totale dei tamponi, riporta per ciascuna Regione il numero dei “casi testati” definiti come il “totale dei soggetti sottoposti al test”. In sintesi:
“Le nostre analisi effettuate sugli ultimi 14 giorni – spiega il Presidente – forniscono tre incontrovertibili evidenze: innanzitutto, si conferma che circa 1/3 dei tamponi sono “di controllo”; in secondo luogo il numero di tamponi per 100.000 abitanti/die è molto esiguo rispetto alla massiccia attività di testing necessaria nella fase 2; infine, esistono notevoli variabilità regionali sia sulla propensione all’ esecuzione dei tamponi, sia rispetto alla percentuale di tamponi “diagnostici”.
L’analisi in questione suddivide le regioni in base a 5 classi a seconda del numero di tamponi effettuati. Le classi con numero maggiore sono le regioni che effettuano meno test. La Campania purtroppo si trova nell’ultima fascia per numero di tamponi effettuati.
Tamponi totali: la media nazionale di 88 tamponi per 100.000 abitanti/die colloca l’Italia nella classe di propensione 4 con notevoli differenze regionali:
Tamponi diagnostici
A livello nazionale rappresentano il 67,1% dei tamponi totali, con ampie variabilità regionali: dal 25,3% della Campania al 98% della Puglia
La media nazionale per 100.000 abitanti/die è di 59, con notevoli variabilità regionali: dai 12 della Campania ai 130 della Valle D’Aosta.
“Alla luce di questi dati la Fondazione GIMBE – conclude Cartabellotta – da un lato richiama tutte le Regioni a implementare l’estensione mirata dei tamponi diagnostici, dall’ altro chiede al Ministero della Salute di inserire tra gli indicatori di monitoraggio della fase 2 uno standard minimo di almeno 250 tamponi diagnostici al giorno per 100.000 abitanti. Il Governo infatti, oltre a favorire le strategie di testing, deve neutralizzare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown”.