In questa data, esattamente 200 anni fa, nasceva Florence Nightingale, considerata la fondatrice della moderna scienza infermieristica. A Nightingale va il merito di aver avviato una riabilitazione della professione dell’infermiera, oltre che di aver riportato l’attenzione sugli ultimi della società: i malati e i poveri. Così, nel giorno della sua nascita, il 12 maggio, ogni anno si celebra la Giornata Internazionale dell’Infermiere.
Quest’anno, la ricorrenza assume un’importanza particolare, che non possiamo non riconoscere. Quanti di noi hanno provato angoscia, ammirazione, commozione, o un misto di questi sentimenti, di fronte alle immagini degli infermieri che ogni giorno combattono contro il covid-19; il nemico invisibile che ha stravolto le nostre vite, il virus sconosciuto che colpisce i soggetti più inaspettati nei modi più imprevedibili.
Quante volte, sui social o nella vita reale, abbiamo detto “grazie” a questi eroi in tuta per il loro coraggio. C’è da dire, però, che in questa Giornata Internazionale dell’Infermiere, i ringraziamenti non bastano. Anzi, sembra che sia ancora lunga la strada per poter dire un sincero “grazie”.
Anche in questa lotta impari contro un nemico che ci spaventa tutti, gli infermieri non sono stati sostenuti a dovere: al contrario, troppe volte sono diventati bersaglio dell’esasperazione e dell’odio che si sono accumulati nei lunghi giorni angoscianti della quarantena, esasperati dal clima di angoscia generale.
Ha scatenato una vera e propria bufera la vicenda dell’infermiera violentata Napoli, nel parcheggio della stazione centrale. Un fatto accaduto in pieno giorno, in un luogo che dovrebbe essere sorvegliato h24. Ma le violenze che il personale sanitario è costretto a subire non sono anche di tipo fisico.
Teresa Vetro e il padre difficilmente dimenticheranno quella lettera recapitata loro dai condomini, a metà tra il sarcastico e il minatorio: “Grazie per averci portato il covid nel palazzo”. Come se lottare contro il virus non fosse gi abbastanza difficile, come se non bastassero la paura e la sofferenza che si toccano con mano negli ospedali, arriva l’ignoranza dei vicini a dare il colpo di grazia.
Una categoria, quella degli infermieri, abbandonata perfino dallo Stato che dovrebbe dar loro strumenti e sostegno in una battaglia così dura. Lo ha sottolineato Roberto Maraniello, l’infermiere e sindacalista morto a causa del Covid, che in uno sfogo sul suo profilo Facebook scriveva: “Siamo eroi, non siamo kamikaze. Vogliamo i dpi”.
In altre parole, cari infermieri, in una giornata così non possono mancare i nostri ringraziamenti, ma sappiamo bene che non sono sufficienti. Occorre lottare ogni giorno perché la vostra categoria riceva tutta la tutela che merita, e non restare in silenzio di fronte agli episodi vergognosi che vorrebbero infangarla.