Silvia Romano, la cooperante italiana liberata venerdì scorso a Mogadiscio dopo che era stata sequestrata da una cellula terroristica di al Shabaab a novembre 2018, rientrata in Italia è stata sommersa da insulti, polemiche e minacce specialmente sui social. Secondo alcuni, lo Stato italiano avrebbe sborsato un riscatto per salvarla e riportarla a casa a Milano.
In merito a questa questione è intervenuto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha detto, durante la trasmissione “Fuori dal Coro” in onda su Rete 4: “A me non risultano riscatti, altrimenti dovrei dirlo. Perché la parola di un terrorista che viene intervistato vale più di quella dello Stato italiano?”, riferendosi all’intervista al portavoce degli Shabaab che parlava del pagamento di un riscatto da parte dell’Italia.
Sulla conversione di Silvia si è espressa anche la madre dicendo, secondo quanto riportato da Ansa.it: “Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito. Usate il cervello”.
Inoltre a Milano è stata aperta un’inchiesta per gli insulti che Silvia Romano ha ricevuto sui social, dal responsabile dell’antiterrorismo milanese, Albero Nobili. L’ipotesi, contro ignoti, è di minacce aggravate. Il profilo Facebook di Silvia Romano è stato chiuso e non è più visibile.
Un incubo interminabile per Silvia che dopo mesi di prigionia, rientrata in Italia, sperava di ritrovare pace e solidarietà e invece è stata accolta dal suo paese con insulti e minacce di morte.