Titolare del Gambrinus: “Impossibile riaprire. Cassa integrazione? Mai arrivata”
Mag 15, 2020 - Martina Di Fraia
Uno dei bar storici di Napoli, che ha da poco festeggiato 160 anni di storia, non intende riaprire il 18 maggio. E non è sicuramente il solo. Stiamo parlando del Gran Caffè Gambrinus, il cui titolare, intervenuto ieri a Porta a Porta, ha spiegato le ragioni per le quali non ha interesse a riprendere l’attività.
Durante la trasmissione condotta da Bruno Vespa sono stati intervistati il titolare del Gambrinus, Antonio Sergio, e il presidente della FIPE Massimo Di Porzio. “A queste condizioni noi non abbiamo interesse a riaprire. Noi ci aspettavamo più concretezza da parte del Governo, ma in risposta ci hanno dato 460 pagine di nuove regolamentazioni.
I miei 40 dipendenti non percepiscono stipendio, quel poco che hanno gliel’abbiamo dato noi come azienda. Noi dobbiamo esemplificare, abbiamo bisogno di lavorare. O finirà che, quando avremo le condizioni concrete per poter operare, non avremo più le condizioni psicofisiche adeguate, ci saremo scordati di essere ristoratori“.
Alla domanda di Vespa se avesse attivato la cassa integrazione per i suoi dipendenti, Antonio Segio risponde: “Sì, l’ho attivata. Sono tre mesi che non vediamo soldi“. Nel corso dell’intervento è stato interpellato anche Massimo di Porzio, il quale ha spiegato al conduttore e agli spettatori di Porta a Porta la situazione non solo del Gambrinus, ma di tanti esercizi commerciali.
“Noi viviamo nell’incertezza più totale”, ha affermato Di Porzio. “Il protocollo che abbiamo letto dell’Inail sicuramente non rappresenta la realtà delle aziende. In Campania noi abbiamo 20.000 pubblici esercizi, tra pasticcerie, bar, locali nei centri storici.
Le faccio un esempio pratico: secondo il protocollo dell’Inail, dovrebbe esserci una persona ogni 4 metri quadrati. Per cui, un locale che ha 100 metri quadrati e 80 posti a sedere, dovrebbe ospitare massimo 20 persone o anche meno. Quindi, se un locale ha un costo per coperto di 20 euro, con queste regole il costo salirebbe a 80 euro: un valore insostenibile.
Noi di Fipe Campania abbiamo presentato un protocollo redatto con l’epidemiologo dello Spallanzani che io definisco di buon senso: prevede delle norme e delle raccomandazioni adatte per le aziende che già applicano i protocolli di sicurezza. Noi non dobbiamo far altro che incrementare questa sicurezza“.
La puntata completa di Porta a Porta è disponibile a questo link