Studio campano rivela: c’è una relazione tra alti valori di glicemia e mortalità per covid negli anziani
Mag 21, 2020 - Chiara Di Tommaso
Diabete
In questi mesi i medici di tutto il mondo stanno cercando di analizzare il coronavirus. Ad ora pare evidente che il virus non colpisca solo il sistema respiratorio ma anche altri organi. Analizzando i corpi delle vittime per covid si è inoltre scoperto che le persone erano morte anche per coaguli di sangue.
L’Istituto Superiore di Sanità aggiorna costantemente i dati sulle vittime per coronavirus specificando quante siano morte senza patologie pregresse e quante con altre malattie (la maggior parte, quasi il 60%). Complessivamente, 111 pazienti (3,9% del campione) presentavano 0 patologie, 425 (14,9%) presentavano 1 patologia, 608 (21,3%) presentavano 2 patologie e 1704 (59,8%) presentavano 3 o più patologie. Prima del ricovero in ospedale, il 23% dei pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi seguiva una terapia con ACE-inibitori e il 16% una terapia con Sartani (bloccanti del recettore per l’angiotensina)
Ora una ricerca campana sembra aver scoperto un legame tra lo scompenso glicemico e il coronavirus nei pazienti anziani.
Lo studio, pubblicato su ‘Diabetes Care’, è frutto di un’analisi su 59 pazienti ricoverati presso due ospedali campani, il reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sant’Anna di Caserta e quello dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Come si legge in un comunicato dell’Università Vanvitelli:
“Il gruppo di ricerca composto da internisti, infettivologi, e biologi, e coordinato da Raffaele Marfella, professore ordinario di Medicina Interna all’Università Vanvitelli, ha evidenziato che valori elevati di glicemia, superiori a 140 mg/dl al momento del ricovero in ospedale, si associavano ad aumentato rischio di mortalità.
E’ ormai noto che i pazienti più anziani e con altre patologie presentano un maggior rischio di sviluppare forme severe di COVID-19 e una maggiore mortalità. Il sovrapporsi della pandemia di COVID-19 alla pandemia di diabete ha fatto sì che il diabete tipo 2 fosse una delle patologie più frequenti: è del resto ampiamente documentata l’associazione fra diabete e rischio di mortalità nei pazienti con COVID-19. Meno chiaro era invece l’impatto del controllo glicemico sull’intensità del trattamento richiesto e sulla mortalità nei pazienti con COVID-19.
La ricerca ha evidenziato che il sangue dei pazienti iperglicemici presentavano alti livelli di infiammazione e di fattori che favorivano la coagulazione. Da qui l’ipotesi che lo scompenso glicemico possa peggiorare la malattia COVID-19 provocando gravi alterazioni dell’apparato respiratorio e cardiovascolare”.
Come spiegato dal prof. Marfella:
“Abbiamo osservato che la normalizzazione precoce della glicemia, mediante insulina, si associa ad una riduzione dell’infiammazione, della coagulazione della mortalità. Quindi una maggiore attenzione ai livelli glicemia potrebbe migliorare in modo significativo la sopravvivenza dei pazienti affetti da COVID-19. Ecco perché questi risultati oltre ad aver indicato la modalità con cui il diabete peggiora la malattia COVID-19, aprono nuove prospettive terapeutiche indirizzate a ridurre la mortalità”.
L’insulina quindi potrebbe rilevarsi utile nella cura al coronavirus, associandola ad un mix di altri farmaci come il Tocilizumab che l’Aifa ha certificato efficace nel ridurre la mortalità.