La civiltà etrusca, le cui origini sono piuttosto controverse, rappresenta a detta degli storici l’anello di congiunzione tra la civiltà greca e quella romana.
La nascita di questa civiltà la si data all’inizio del IX secolo a.C. per concludersi nel 27 a.C. quando viene sancito a pieno titolo l’integrazione delle comunità etrusche nell’orbita politica e sociale di Roma. Della letteratura etrusca rimane ben poco o quasi nulla, diventa dunque difficile avere uno sguardo approfondito su quelli che erano gli stili e il gusto del tempo. Possiamo, tuttavia, distinguere quattro fasi distinte della storia etrusca, in modo da risalire a quelli che erano gli usi e i costumi in ambito estetico.
La prima fase detta “orientalizzante” ci riporta subito ad un’impronta di stampo orientale in tutte le manifestazioni, segue poi la fase arcaica dove c’è un grossissimo richiamo alla cultura e all’arte greca, per finire col periodo classico e quello ellenistico. E visto che parliamo di bellezza non possiamo non esaminare la donna di questa civiltà che pare fosse una figura molto indipendente, autonoma, partecipe alla vita sociale, al pari di un uomo, e piuttosto disinibita, se vogliamo una donna per così dire “moderna”. La donna etrusca era molto diversa sia dalla donna greca che da quella romana, queste erano confinate nei ginecei o all’atrio della casa, la donna etrusca no, addirittura pare potesse essere titolare di attività di commercio. Ovviamente questo dava alla donna un’immagine tutt’altro che positiva, ma del resto sono passati secoli ma le cose non sono poi tanto differenti. Il motivo per cui le donne avevano un posto così alto nella scala sociale è da ricercare in un contesto antropologico, questa civiltà discendeva da popolazioni neolitiche e villanoviane alle quali si intrecciavano elementi di popolazioni asiatiche, dove la donna viene assimilata a Madre Natura.
Ecco perché all’inizio la società etrusca aveva uno stampo matriarcale, stampo che si è perduto con la romanizzazione facendo diventare la donna un oggetto di proprietà prima del padre e poi del marito. Come detto non abbiamo grandi riferimenti storici e quello di cui disponiamo si riferisce al ceto dominante. Quello che si evince anche dai dipinti e dai corredi funerari è che la donna etrusca dedicava gran cura al suo aspetto e sapeva truccarsi abilmente per rendere il suo aspetto più gradevole, prediligendo un trucco leggero, sobrio e raffinato. Faceva uso di profumi, di unguenti e di saponi per la detersione del corpo. Inoltre la toeletta etrusca comprendeva una moltitudine di strumenti e di cosmetici, non mancavano le pinzette per la depilazione, il nettaunghie e il nettaorecchie. Questi beauty-case non mancavano certo di cosmetici, contenuti e conservati in ampolle che richiamavano forme e fogge diverse, ombretti, rossetti, ciprie, a prova di questo sono stati ritrovati in una tomba della necropoli di Orvieto dei balsamari ancora pieni, e analizzando i composti uno di questi pare contenesse una sorta di fondotinta con il quale le donne etrusche ottenevano un incarnato diafano. Nell’altro vi era del nero fumo col quale si delineavano le sopracciglia e le ciglia e una pasta rossa utilizzata per labbra, guance e capezzoli, e non dimentichiamo oli profumati, profumi, creme, tinte per capelli e lozioni per schiarirli.
Ma la cura per il corpo non era esclusivo appannaggio femminile, anche gli uomini avevano i loro strumenti di bellezza, uno tra tutti il “rasoio lunato”, questo rasoio aveva una forma di mezza luna affinchè aderisse meglio al viso e si avesse una rasatura perfetta, insomma quello che noi oggi definiremmo ergonomico!