Nell’area dei Campi Flegrei, dal 2011 al 2017, è stato effettuato un monitoraggio sul radon per offrire una valutazione dell’estensione dell’area interessata da fenomeni idrotermali. I ricercatori del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, insieme all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, hanno monitorato il radon emesso in due siti dei Campi Flegrei e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports di Nature nell’articolo ‘Continuous radon monitoring during seven years of volcanic unrest at Campi Flegrei caldera (Italy)’.
Negli ultimi anni è cresciuto molto l’interesse verso lo studio dell’emissione di radon per tracciare i fenomeni come attività sismiche e vulcaniche. Il radon, però, viene influenzato da fattori ambientali che vengono eliminati se studiati in un arco di tempo lungo. Per misurare il radon sono state utilizzate due stazioni di rilevamento e installate ai campi Flegrei, distanti da 1 a 4km dalla Solfatara e di Pisciarelli.
A commentare i risultati emersi, Fabrizio Ambrosino, matematico dell’Università ‘Luigi Vanvitelli’: “I dati acquisiti sono stati analizzati mediante tecniche matematiche innovative finalizzate ad estrarre dal segnale la parte controllata dai processi endogeni“.
Anche Flora Giudicepietro, vulcanologa dell’INGV e co-autrice dello studio, ha espresso il suo parere: “I dati ottenuti dallo studio ci hanno portato a valutare che l’area interessata dagli attuali fenomeni è più estesa dell’area in cui si verifica la sismicità e dove sono ubicate le principali manifestazioni dell’attività idrotermale, a Pisciarelli e Solfatara“.
In aggiunta, Giovanni Chiodini, geochimico dell’INGV e co-autore della ricerca, ha spiegato i risultati dello studio: “I segnali del radon mostrano, infatti, variazioni nel tempo ben correlate con i più classici parametri geofisici e geochimici regolarmente monitorati ai Campi Flegrei“.
In conclusione, le parole di Carlo Sabbarese, fisico dell’Università ‘Luigi Vanvitelli’ e primo autore della ricerca: “Questi risultati rappresentano una novità assoluta nello studio della caldera Flegrea e segnano un significativo passo in avanti nell’uso e nell’interpretazione del segnale del radon indicando come lunghe serie temporali, opportunamente filtrate dagli effetti dei parametri ambientali, costituiscono un ottimo strumento aggiuntivo nel monitoraggio dell’attività vulcanica“.